Maggiore autonomia e, di conseguenza, più poteri alle Regioni: ecco cosa farà il governo Meloni per superare il gap italiano.
Non solo riforma del modello di governo, con il semipresidenzialismo alla francese che piace sia a destra che a sinistra, ma anche maggiore autonomia e, di conseguenza, più poteri alle Regioni. Giorgia Meloni nei suoi discorsi iniziali da prima ministra ha già messo in chiaro alcuni punti programmatici della sua azione di governo.
Autonomia differenziata
La premier ha spiegato che intende dare seguito al “processo virtuoso” di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale.
Per esempio, per la provincia di Bolzano l’Esecutivo tratterà del ripristino degli standard di autonomia che nel 1992 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria ONU. E’ intenzione del Governo anche completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono “a una grande capitale europea” e dare nuova centralità ai Comuni, “perché – dice Meloni – ogni campanile, ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte, che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento”.
Il Sud e la questione meridionale
Strettamente collegato a questo c’è l’annosa questione meridionale, che la maggioranza vuole mettere al centro del suo operato.
“Il Sud non più visto come un problema, ma come un’occasione di sviluppo per tutta la nazione”. Meloni promette che lei e la sua squadra lavoreranno sodo per colmare un divario infrastrutturale che definisce inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. “Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali, che sono invece fondamentali proprio in quelle regioni dalle quali vanno via. Non è un obiettivo facile”, ma il suo impegno su questo sarà “totale”.
In questo senso assume una rilevanza essenziale anche il tema delle infrastrutture. Non a caso Meloni ha affidato il dicastero all’alleato di sempre Matteo Salvini.
“Al Sud non sono più rinviabili, ma anche nel resto d’Italia è necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e merci, ma anche di dati e comunicazioni. Con l’obiettivo di ricucire non solo il Nord al Sud, ma anche la costa tirrenica alla costa adriatica e le isole al resto della Penisola” continua Meloni.
Servono investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l’erosione costiera, e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni da terremoti e calamità naturali, una su tutte l’alluvione che nella notte tra il 15 e il 16 settembre ha sconvolto Senigallia e le Marche.
Meloni ribadisce il concetto della sovranità nazionale: il Governo – assicura – intende tutelare le infrastrutture strategiche nazionali, garantendo la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni.
Anche la transizione digitale, fortemente sostenuta dal PNRR, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security, conclude.