Ponte Morandi è stato costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua.
In quegli anni, la Società che ha costruito il ponte era di proprietà del Vaticano tramite l’A.P.S.A. per poi essere acquistata nel 1970 dall’IRI mediante Michele Sindona.
Gran parte delle maggiori infrastrutture italiane risalgono a quegli anni e hanno avuto la stessa storia del Ponte Morandi.
Gran parte di quelle infrastrutture hanno raggiunto e ampiamente superato la loro vita utile, e la loro manutenzione è in buona sostanza più costosa del loro abbattimento e ricostruzione.
La manutenzione di queste strutture viene affidata dallo Stato ad aziende private (Autostrade per l’Italia ed altre) mediante contratto di concessione.
Questi contratti sono coperti da una sorta di segreto di Stato e sono stati resi pubblici parzialmente per la prima volta solo a febbraio 2018 ma privi dei dati economici.
Parliamo di concessioni che non passano per una gara pubblica, ma tramite trattativa diretta. Ci sono poi ‘rinnovi’ delle concessioni, sempre senza gara pubblica, di oltre 20 anni.
Il tutto in mancanza di una competizione nazionale o internazionale, con lo Stato che di fatto continua a dirigere da dietro le quinte.
Parlando di Autostrade per l’Italia il concessionario maggiore è Atlantia, 30% di proprietà della famiglia Benetton, l’8% in mano a un fondo di private equity di proprietà del Governo di Singapore, il 6% in mano a un investitore inglese, Sir Christopher Anthony Hohn, tramite il fondo TCI Fund Management Ltd, il 5% in mano a BlackRock, il 5% di HSBC, il 2% di Lazard e l’1% di Vanguard.
Le infrastrutture italiane sono vecchie e decadenti e la loro manutenzione, costosissima ed economicamente sconveniente, è affidata ad aziende private mediante concessioni oscure, secretate nei dati economici, senza concorrenza e blindate per 30 anni.
Parliamo dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato italiano e le aziende, per lo più private, che gestiscono le autostrade e percepiscono gli introiti dei pedaggi.
Si può provare a decifrare in che modo e perché i pedaggi aumentino continuamente, a patto di saper districarsi tra formule matematiche molto complesse, ma non si può sapere a quanto ammontino in soldoni i rapporti tra Stato e concessionarie per gli adeguamenti delle tariffe, nonostante si tratti di soldi pubblici.
Revoca della concessione ad Autostrade senza aspettare l’esito dell’inchiesta sul ponte Morandi. ‘Non possiamo attendere i tempi della giustizia penale’, ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, organizzato presso la sede della prefettura, dopo la tragedia del crollo del viadotto, confermando il via libera alla procedura. Abbiamo l’obbligo di far viaggiare tutti i cittadini in sicurezza e disporremo la revoca della concessione ad Autostrade, a cui incombeva l’onere, l’obbligo e il vincolo di curare le manutenzioni di questo viadotto e assicurare agli utenti di poter viaggiare in sicurezza.
Prima del Cdm già il ministro delle Infrastrutture Toninelli ed il vice premier Di Maio hanno puntato il dito contro i vertici di Autostrade chiedendo le dimissioni dei vertici della società. ‘I responsabili hanno un nome e cognome e sono Autostrade per l’Italia’, dice Di Maio. ‘Se non sono capaci di gestire le nostre autostrade, lo farà lo Stato’, aggiunge Toninelli.