Oggi nasce il terzo polo del riformismo e della cultura di governo: dobbiamo costruire un’alternativa possibile al populismo e al sovranismo”.
Così il leader di Azione, Carlo Calenda,al Palazzo dei Congressi dove si è svolta la seconda e conclusiva giornata del Congresso di Azione. Calenda è stato nominato per acclamazione segretario nazionale di Azione dai delegati del primo Congresso del partito.
“Il grande centro non esiste – ha affermato -, esiste un’area pragmatica che contiene le grandi famiglie politiche europee.
Diciamo no a Fdi e M5s perchè con loro non si governa, perchè dicono no all’Europa, ai vaccini”.
“Porto questo partito al 20% e poi ve lo lascio”, ha affermato Calenda, nel suo intervento conclusivo del primo congresso del partito. “È il campo che ci ha portato al 20% a Roma, il campo dell’audacia, del combattimento per ogni voto, per ogni tessera”.
‘Da giorni il chiacchiericcio politico sul «centro» si è intensificato al punto che ormai di centri, esistenti o in costruzione, se ne contano quasi una decina. Si va dal centrismo ex dicci, ultimi arrivi Mastella e Rotondi, a Lupi, Toti, Paolo Romani, Quagliariello con l’occhio a destra, a Calenda che guarda a se stesso, agli ex radicali Bonino e Della Vedova fino a Renzi, che guardano a sinistra. Un gruppo cospicuo se giocasse in squadra. Aggiungiamo che il centrismo si fa strada sia nel mondo grillino che in quello sovranista. I 5 stelle procedono a tappe forzate verso un centrismo simil democristiano (con tutti i difettacci della vecchia Dc, assistenzialismo, clientelismo, opportunismo e nessuna virtù), mentre nella Lega i Presidenti di Regione più importanti, in primis Zaia e Fedriga, oltre a Giorgetti e a settori importanti ex Forza Italia, hanno alzato le vele al vento della loro tradizione liberale e procedono di lasco e di traverso, a volte di bolina, ma sempre più distanti dai neo-nazionalismi polacchi, ungheresi, francesi’, è il commento sul ‘centro’ di Giulio Di Donato che in precedenza annotava su Calenda: ‘Spesso Calenda assume atteggiamenti infantili. Polemizza e litiga senza ragione e senza costrutto. È ispido intolleramte autoreferenziale. Ed è un gran peccato perché servirebbero umiltà, condivisione e spirito costruttivo. La politica è anche riflessione, metodo lungimiranza’.
Calenda è autoreferenziale sempre pronto a dispensare consigli che sanno di bacchettate in linea con il vecchio adagio di Carota e bastone. Divertente il colloquio tra Calenda e Claudio Martelli che quando Mirta Merlino gli chideva se gli piacesse Carlo Calenda rispose: “Sì, ma è un po’ troppo ‘Ercolino faccio tutto io’, dovrebbe decidersi a fare un partito e confrontarsi alla pari, discutere con amici e compagni”. Calenda, che non sopporta critiche e non possiede un filo di ironia ha risposto così: “Martelli viene a trovarmi una settimana sì e l’altra pure… poi questi che hanno l’aria di dire quando c’eravamo noi… Martelli faceva parte del PSI e Craxi non era anche lui Ercolino? Ha avuto anche buoni pensieri poi ha fatto un disastro etico… e Martelli era lì sdraiato come un tappetino”. Martelli rispose: ‘Che dire? Beh, per cominciare, che Calenda è un bugiardo, un bugiardo sciocco perché mente senza motivo. Un anno fa l’ho incontrato due o tre volte, mi ha chiesto di aderire al suo movimento presentandosi come un liberal socialista garantista interessato al progetto dell’Avanti! Gli dissi ci penserò e dopo averci pensato non l’ho più visto né sentito. Mi ha scritto lo stesso chiedendomi 150 euro per partecipare alla sua cena elettorale, glieli ho spediti pur di evitare di cenare con lui e altre insistenze. Calenda si sbaglia anche su Craxi: non era un Ercolino, semmai un Ercole che però conosceva le buone maniere e che guidò il governo dei migliori risultati. Craxi tutti i giorni discuteva con me, con Amato, De Michelis, Formica, Ruggero, Tognoli e tanti, tanti altri socialisti, per non dire con leader e esponenti degli altri partiti italiani, del socialismo europeo dei popoli oppressi e del mondo del lavoro. Calenda non discute perché non è capace e al primo confronto perde la testa. Quanto a quello che lui chiama il “disastro etico combinato dai socialisti” fa riflettere che l’anniversario di Mani Pulite porti sempre delle sorprese: anni fa Francesco Borrelli, l’inflessibile capo di Mani Pulite, confessò: “Dobbiamo chiedere scusa agli italiani: non valeva la pena di buttare il mondo precedente – quando appunto c’eravamo noi – per cadere in quello attuale” dove appunto c’è anche Calenda. Il quale Calenda dopo tanto spacciarsi a garantista all’improvviso si erge a moralista e crede di poterselo permettere perché, come racconta tutto tronfio illustrando il suo progetto etico “Raccolgo ogni anno due milioni di contributi privati”. Niente di nuovo: come diceva il vecchio Kant il politico morale cerca almeno di conformare la sua azione all’etica, il politico moralista adatta la morale a quel che gli conviene. Calenda non sa nemmeno immaginare quali fossero i rapporti umani nei partiti democratici. E’ cresciuto come un cortigiano scodinzolante prima davanti a Montezemolo poi a Renzi. Ora crede di elevarsi insultando tutti, ma resta il cortigiano cafone che è sempre stato. Chi lo conosce lo evita ma se proprio vuole il resto del carlino io ci sono’. Il commento di Martelli non è duro ma veritiero. Calenda è realmente un Ercolino. Ad esempio si è rivoltoa Letta in questo modo:: “Certo, che voglio stare con te, ma devi venire tu nel nostro campo”. “Agli amici di Forza Italia – ha aggiunto – dico di venire anche loro nel nostro campo. A Renzi, che ritengo essere il migliore presidente dai tempi di De Gasperi, dico: certo che stiamo insieme. ma non è pensabile che tu sia pagato da uno Stato straniero. Decidi se vuoi fare politica o business. Io da quando faccio politica non ho più una consulenza. Lo stesso Matteo Richetti. Chi fa politica non fa consulenze: i soldi li trova dai suoi sostenitori. Matteo Renzi questo lo sa perfettamente”. Realtà comportamentale autoreferenziale di un novello Ercolino di fronte allo specchio…