Bagnasco: “ Normativa su Ici è giusta, ma siamo aperti alla discussione”

Il Presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, si è espresso in merito alla questione delle esenzioni Ici concesse alla Chiesa, che hanno suscitato svariate polemiche: “Se ci sono punti della legge da rivedere o discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra”. Fermo restando che “in linea di principio, la normativa vigente è giusta, perché riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, gli enti ecclesiastici”. Ma “se vi sono casi concreti in cui un tributo dovuto non è stato pagato, è giusto che l’abuso sia accertato e abbia fine”.  Ma anche il sfiorato anche dal presidente del Consiglio Monti da Bruxelles, è intervenuto sul tema:  “In 17 giorni non abbiamo preso alcuna decisione, sono a conoscenza di una procedura di aiuti di Stato”. Un riferimento all’indagine Ue aperta nei mesi scorsi.

Ma il mondo politico non si arrende. Da più parti, arrivano sollecitazioni affinché anche il mondo cattolico, “partecipi al senso di sacrificio” di cui la manovra, ha investito l’ Italia intera.  Ad esempio, Ignazio Marino del Pd, ha dichiarato: “sono convinto che siano ore di riflessione intensa e penso che la Chiesa proporrà di pagare una tassa sulle attività commerciali”. Della stessa opinione,  Felice Belisario, Idv “si passi dalle parole ai fatti”. Anche  il socialista Bobo Craxi  chiede allo “stato Pontificio” di fare “un gesto volontario” per “contribuire alla riduzione del debito.  E’  intervenuto  sull’ argomento, anche il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, che parla a titolo personale, visto che Berlusconi ha lasciato libertà di coscienza su questo punto. Nel Pdl c’é infatti chi come Lupi o Farin,  è contrario a tassare gli immobili della Chiesa e chi ha un’altra opinione, come i 4 deputati che hanno presentato due emendamenti alla manovra per far pagare l’imposta anche a parrocchie, oratori ed edifici di culto.

Fonti vicine alla Cei e al governo, confermano che un dossier è aperto. Lo stesso ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, starebbe conducendo alcuni sondaggi con esperti del settore per capire qual è il reale margine di intervento. E un margine c’é senz’altro anche se difficilmente rappresenta una via immediata per far cassa e coprire parte del deficit. E qui entrano in campo i numeri, che sono troppi e incerti. Le cifre del mancato introito del gettito potenziale vanno dai 500-700 milioni stimati dall’Anci ai 2,2 miliardi stimati dall’Ares, l’Associazione ricerca e sviluppo sociale. Si parla comunque di un vasto numero di immobili su cui sarebbe necessaria una seria ricognizione, in particolare su quelli adibiti a uso commerciale. C’é poi il testo di una legge che secondo molti si presta ad ambiguità. E c’é l’ampia rosa di strutture che svolgono attività sociale – dalle mense per i poveri ai servizi d’accoglienza – spesso supplendo lo Stato, che si trova quindi alleggerito di un costo. La Chiesa non è la sola a godere di esenzioni. La lista è lunga, ricorda Avvenire, che cita i circoli culturali, i sindacati, gli enti di volontariato laici. Alcune stime indicano che tra tutti gli immobili esenti Ici, alla Chiesa fa capo il 4%. Non tutto, tra l’altro, èsotto il cappello Cei: basti pensare ai beni delle congregazioni religiose, che godono di autonomia giuridica.

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