Cresce l’astensionismo in questo primo giorno di ballottaggio per le elezioni amministrative. Secondo i primi dati pervenute al Viminale, la percentuale di affluenza alle urne alle ore 19 é pari al 26,67%, in calo rispetto al primo turno quando era pari al 36,16%. Alle ore 19 l’affluenza dei votanti nella città di Roma è del 23,49%, in flessione rispetto al 29,79% del primo turno, quindi oltre il 6% in meno.
Alle ore 12 la percentuali degli italiani che si sono recati alle urne è del 9,08%. Quasi due punti percentuali in meno rispetto a due domenica fa quando, alla stessa ora, aveva votato il 10,96%. Anche Roma segue questo trend negativo: alle 12 ha votato l’8,26% contro il 9,32% del primo turno. Le urne per i ballottaggi decideranno l’elezione dei sindaci di 67 comuni, di cui 11 capoluoghi di provincia: Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Roma, Siena, Treviso e Viterbo. Il turno di ballottaggio nei 67 comuni interesserà un corpo elettorale di 4.485.637 elettori, di cui 2.128.464 maschi e 2.357.173 femmine. Le sezioni elettorali saranno 5.074.
Le urne sono aperte da questa mattina alle 8 e chiuderanno alle 22.00 per poi riaprire domani mattina alle 7 e fino alle 15. Lo scrutinio avrà inizio subito dopo le operazioni di voto e il riscontro del numero dei votanti. Tutti i riflettori sono puntati sulla sfida della capitale dove a contendersi la fascia tricolore sono il sindaco uscente Gianni Alemanno, sostenuto dal Pdl, e Ignazio Marino del Pd. Al primo turno l’esponente di centrodestra ha ottenuto il 30,2% delle preferenze contro il 42,6% dello sfidante. Alemanno ha votato in mattinata alla scuola Cesare Nobili nel quartiere Balduina: “Sono sereno e fiducioso. Dipende da quanta gente andrà a votare. Questa è una sfida importante, spero che vadano a votare in molti”. Stesso appello lanciato dallo sfidante Marino: “Ho fiducia nella democrazia, spero in un’affluenza altissima”. Lasciando il seggio ha poi stretto la mano ai cittadini presenti “io la mia parte l’ho fatta – ha detto – ora tocca a voi”. Entrambi i candidati, dopo aver votato, hanno accompagnato le madri a votare. Alemanno è arrivato al seggio allestito nella Scuola elementare G.Ronconi con la madre Teresa. “Mio figlio ha governato bene, comunque – ha detto la signora Teresa – vinca il migliore”. Marino, invece, ha fatto tappa nel seggio elettorale di via Tevere dove ha accompagnato la madre Valeria a votare. “Sono tranquilla e sono sicura che vincerà – ha commentato la signora Valeria – perché so chi è mio figlio e cosa ha fatto nella vita”.
Silvio Berlusconi seguirà l’esito del ballottaggio delle comunali lontano dai palazzi romani. Il Cavaliere ha lasciare ieri sera la capitale alla volta di Milano. Ma non si esclude che nel fine settimana possa fare una puntatina anche in Sardegna.
In Sicilia si terrà il primo turno delle elezioni che porteranno al rinnovo delle amministrazioni in 142 comuni dell’isola. Tra questi, 39 sono quelli per i quali si applica il sistema elettorale maggioritario a doppio turno. Oltre a fornire spunti sull’orientamento politico della Regione, con la tenuta del governo Crocetta da un lato e della “roccaforte” grillina dall’altro, queste elezioni vedranno il “battesimo” della doppia preferenza di genere, introdotta con una legge approvata pochi mesi fa dall’Assemblea regionale siciliana.
Nella regione che per prima ha detto no alle Province, le sfide più importanti si giocano proprio in quattro capoluoghi: Catania, Messina, Siracusa e Ragusa. Il centrodestra cercherà di mantenere la propria supremazia, guardandosi dagli attacchi di un centrosinistra che potrebbe sfruttare il momento d’incertezza del Movimento 5 Stelle, che difficilmente farà la parte del “cannibale” come avvenuto lo scorso ottobre in occasione delle regionali, che sancirono il primato grillino tra le forze politiche.
A Catania la poltrona di sindaco è contesa da sei i candidati, espressione di 15 liste. All’uscente Raffaele Stancanelli, sostenuto dal centrodestra, si opporrà innanzitutto l’ex sindaco Enzo Bianco, appoggiato dal centrosinistra. Gli altri pretendenti sono Lidia Adorno, del Movimento 5 Stelle; Maurizio Caserta (Catania Maurizio Caserta sindaco), Matteo Iannitti (Catania bene comune), e Tuccio D’Urso (Aggiusta Catania). Come a Catania, anche a Messina la partita se la giocheranno sei aspiranti sindaci. Si tratta di Felice Calabrò, sostenuto dal centrosinistra; Vincenzo Garofalo, del centrodestra; Maria Cristina Saija, del Movimento 5 Stelle; Alessandro Tinaglia, del movimento politico ‘Reset’; Gianfranco Scoglio appoggiato dagli ex An con una lista che si chiama Nuova Alleanza; e il pacifista Renato Accorinti, con l’omonima lista. A questi sei candidati avrebbe dovuto aggiungersi Angelo Villari, escluso per un ritardo nella consegna della lista che lo appoggiava.
A Siracusa, dove il Pdl si presenta diviso, i candidati invece sono otto. La frangia più consistente del Popolo della Libertà appoggia il segretario provinciale dell’Udc Edy Bandiera; mentre il deputato regionale pidiellino Vincenzo Vinciullo, con altre quattro liste, sostiene Ezechia Paolo Reale. Il centrosinistra punta invece su Giancarlo Garozzo; mentre Marco Ortisi è il candidato del Movimento 5 Stelle. Gli altri in corsa sono Santi Pane, Pucci La Torre, l’ex senatore Franco Greco e Gianni Briante. Infine, a Ragusa, la corsa sarà tra l’ex Udc Franco Antoci, sostenuto dal Pdl e da liste civiche; Giovanni Cosentini, appoggiato dal centrosinistra e dall’Udc; Giovanni Iacono, in corsa per Sel e un’altra lista; Federico Picciotto per il Movimento 5 Stelle; Francesco Barone per il Pid-Cantiere popolare; ed Enrico Patania, appoggiato dal Movimento città.