Balneari: cosa prevede il decreto approvato in Cdm

Nel decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri vengono introdotte ‘disposizioni urgenti per la soluzione di procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano’. Si tratta di una misura che, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha a monte “la collaborazione tra Roma e Bruxelles che ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione”.

Il decreto – spiega Palazzo Chigi – consentirà di agevolare la chiusura di 16 casi di infrazione e di un caso Eu Pilot. In almeno 6 casi, le norme introdotte sono in grado di condurre all’immediata archiviazione, nel rispetto dei tempi tecnici della Commissione europea; in altri 11 casi, le norme adottate dal Governo costituiscono una premessa essenziale per giungere in tempi rapidi all’archiviazione. Complessivamente, pertanto, l’approvazione del provvedimento di oggi permetterà all’Italia una significativa riduzione del numero di procedure di infrazione pendenti che consentirà di raggiungere il numero minimo storico di procedure pendenti e allinearsi alla media europea”.

Tra le varie procedure interessate dal decreto quella sui balneari è certamente quella che ha maggiormente catalizzato le attenzioni nel corso degli anni. E che è stata al centro di un incessante lavoro del governo, in collaborazione con la commissione, per arrivare a una soluzione sostenibile che conciliasse tutti gli interessi in campo. “La decisione odierna, è il risultato anche del costruttivo e costante confronto con la Commissione europea“, si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi in riferimento al complesso del decreto legge.

Quanto alla procedura di infrazione sulle concessioni balneari, nello specifico, i punti principali della riforma delle concessioni sono l’estensione della validità delle attuali concessioni fino al settembre 2027, l’obbligo di avviare le gare entro il giugno 2027, la durata delle nuove concessioni da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati, l’assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione, che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, l’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante e pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni. Tra i criteri di valutazione delle offerte, sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.

Arriva quindi la tanto attesa proroga delle concessioni balneari, con disciplina anche degli indennizzi e delle tutele in favore dei gestori uscenti e lavoratori impiegati. Una questione annosa che ha portato l’Italia a collezionare negli anni, e sotto diversi governi, varie procedure di infrazione.

Le spiagge fanno parte del demanio marittimo, quindi proprietà pubblica, ma grazie alle concessioni balneari si permette ai privati di gestire quote della spiaggia stessa.

A fronte della concessione balneare ci sono dei guadagni legati ai servizi offerti alle persone (noleggio sdraio, servizio di sicurezza…e tutti i servizi che generalmente ci vengono offerti nelle spiagge non libere). Naturalmente vi sono anche degli obblighi da parte dei concessionari che non sono limitati a pagare la concessione.

Il problema sorge perché la disciplina italiana introdotta nel 1992 prevede che il titolare di una concessione debba essere preferito tra i possibili pretendenti e che la concessione sia rinnovata ogni 6 anni in modo automatico, senza effettuare nuovi bandi. Le concessioni tornano disponibili solo in caso di rinuncia o decadenza.

Questo consente ai gestori di avere una sorta di proprietà, ma di fatto li mette al sicuro nel momento in cui fanno investimenti perché sanno di poter rientrare dei costi sostenuti.

In concreto però un bene pubblico viene privatizzato in favore di un unico soggetto. In tale materia interviene la Direttiva 123 del 2006, direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato interno e che favorisce la concorrenza, il libero commercio e la tutela dei consumatori. La direttiva stabilisce che gli Stati membri sottopongano ad aste pubbliche, trasparenti ed imparziali, le nuove concessioni e quelle in scadenza.

Nel 2009 il Parlamento italiano, per non incorrere in possibili sanzioni, abroga il rinnovo automatico e la procedura a favore degli attuali proprietari di concessioni, ma mantiene invariate le concessioni esistenti fino al 2015. Vi sono poi state nel tempo diverse proroghe dettate dalla necessità di tutelare i gestori che hanno effettuato investimenti. L’ultima al 2033.

A un certo punto nasce però l’esigenza di adeguare effettivamente la disciplina italiana alla normativa europea per evitare sanzioni, infatti, nel frattempo sono state aperte procedure di infrazione nei confronti dell’Italia.

Siamo quindi giunti ad oggi in cui c’è un accordo tra il Governo e la Commissione che consente agli attuali gestori di mantenere la gestione fino a settembre 2027. Questo accordo, racchiuso in decreto legge, consente di chiudere 16 procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. Di queste 6 con immediata archiviazione.

Concessioni balneari, proroga al 2027 e tutela dei lavoratori

Il nodo cruciale è favorire la libera concorrenza e la possibilità di nuovi soggetti di entrare nel circuito delle concessioni balneari, tutelare i lavoratori e i gestori uscenti.

Per quanto riguarda i lavoratori, è prevista tutela per coloro che si trovano in determinate situazioni, deve trattarsi di lavoratori il cui reddito principale (per sé e per la propria famiglia) derivi dal contratto di lavoro presso lidi (ad esempio uno stagionale che ha anche altri redditi di entità maggiore rispetto a quelli ricavati dal contratto stagionale, non viene tutelato).

Per i concessionari uscenti è previsto un indennizzo a carico del nuovo gestore, pari a valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni sulla base di criteri previsti con decreto del Mit (Ministero del turismo) di concerto con il Mef da adottarsi entro il 31 marzo 2025. Il valore degli investimenti sarà determinato con una perizia.

Come sono rilasciate le nuove concessioni balneari

Le nuove concessioni, come detto, avranno una durata minima di 5 anni e massimo di 20 anni.

Le nuove gare dovranno avvenire massimo entro il mese di giugno del 2027, non sono esclusi anticipi che potrebbero anche essere richiesti dall’Europa.

Le offerte possono provenire anche dagli attuali gestori e nella valutazione delle offerte sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.

Le offerte effettuate quindi dovranno essere vantaggiose per lo Stato, dovranno tenere in considerazione l’indennizzo da versare all’attuale gestore e dovranno prevedere anche interventi per la tutela del territorio e per la riduzione dell’impatto ambientale.

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