Razzismo, calcio e identità europea. Una cultura in movimento raccontata da Mario Balotelli sul Time. Sì proprio da quel giovane ragazzone, tutto fisico e muscoli, spigoloso e controverso, in cerca di quella maturità che ancora non arriva. Ma anche emblema di quel cambiamento che sta attraversando il Vecchio Continente conquista la copertina di dicembre dell’edizione europea del prestigiosissimo Time. “Il significato di Mario, cosa dice il fenomeno Mario Balotelli a proposito di calcio, razza e identità europea”: questo il titolo dell'intervista in cui la stella del Manchester City e della nazionale di Prandelli si racconta senza sconti. L’attaccante italiano, di origine ghanese, parla dell’imminente paternità che sta per regalargli Raffaella Fico, di razzismo che sui campi di calcio troppo spesso è costretto a subire e anche di politica. Le prime parole sono dedicate al figlio che sta per arrivare. “Mio figlio avrà bisogno di una mamma capace di dire di no, perché io lo amerò così tanto che forse non sarò in grado di dirglielo. Un bambino abbandonato – ricordando la sua esperienza personale – non dimentica”. Ma è soprattutto quando parla di razzismo, altra piaga che vive troppo spesso sulla sua pelle e che forse lo porta ad avere reazioni spesso fin troppo colorite, che emerge un Mario Balotelli finalmente maturo. “Spero di aiutare l'Italia a essere un Paese moderno come l'Inghilterra e l'America”, un paese multirazziale che sappia accettare e condividere le diversità. “Il razzismo è cominciato soltanto quando ho iniziato a giocare a pallone. Quando non ero famoso avevo tanti amici” precisa il giocatore. Nell’intervista c’è anche spazio alla politica, soprattutto quella americana alle prese con l’elezioni del nuovo presidente a stelle e strisce. “E’ stato bello vedere un uomo di colore a capo della prima superpotenza mondiale. Spero di incontrare Obama”. E poi spiga cosa vive quando poggia il pallone sul dischetto ed è pronto a tirare un calcio di rigore. “E’ come un gioco psicologico tra il portiere e me, quando si muove prima di me ha perso”.