È in calendario per giovedì 10 dicembre alle 17 presso la sede dell’Arezzo Fiere e Congressi un’assemblea degli azionisti e obbligazionisti truffati dalla Banca Popolare Etruria e del Lazio. L’evento è stato promosso dall’esponente di Fratelli d’Italia, Francesco Macrì che, con l’associazione ‘Arezzo Domani’ e la testata ‘Informarezzo’ hanno chiamato a raccolta tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno sofferto e pagato per il crack di Banca Etruria. Il silenzio che aveva avvolto gli ultimi 10 anni di gestione di Banca Etruria, si legge nel comunicato del capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Arezzo, si è squarciato il 20 novembre, quando con un comunicato stampa, Palazzo Chigi ne annunciava il fallimento, insieme alle altre 3 banche commissariate. In soli 20 minuti, 400 mila risparmiatori si sono trovati spogliati dei loro risparmi, persi tra mala gestione e cervellotici regolamenti europei. Oltre mezzo miliardo di euro tra azioni e obbligazioni, è il conto finale pagato solo dai risparmiatori della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio a cui dobbiamo aggiungere le perdite imponenti delle altre banche, prima commissariate e poi dichiarate fallite. Per questo è stata convocata una assemblea pubblica presso il polo fieristico aretino, l’unico in grado di contenere l’enorme numero di disperati che ogni giorno scrivono e cercano di far conoscere la loro storia. Sarà un incontro non politicizzato, nel quale si cercherà di far emergere una città trasparente ma molto arrabbiata, che ora deve finalmente essere anche unita e determinata. Sarà un’analisi seria delle responsabilità, iniziando a prendere atto che il Sistema creditizio italiano, è stato saccheggiato e spogliato di un enorme patrimonio pubblico da politici e boiardi di Stato, che lo hanno occupato pur non avendo alcuna competenza del mondo della Finanza. A farne le spese per primo, prosegue la nota, è oggi il sistema cooperativistico, incarnato dalle banche popolari, che dopo essere stato drogato dalla acquiescenza dei soci che si limitavano a mantenere board inadeguati, senza fare nulla per abolire pesanti conflitti di interesse, subisce oggi l’impatto dei crediti deteriorati, ricaduti sui bilanci degli istituti facendoli deflagrare e facendone ricadere infine i costi sulla pelle della povera gente. Il problema di Banca Etruria è oggi non solo di tutta la città di Arezzo e di tutte le correnti del pensiero politico, ma anche di tutti i territori ove la banca ha operato, essendo estesa su ben sette regioni. Se il primo obiettivo, rappresentato dalla salvaguardia dei posti di lavoro è stato forse assicurato, adesso la preoccupazione è la salvaguardia dei risparmi della gente e infine le ricadute economiche che la vendita della banca, obbligatorio per decreto, comporterà. All’assemblea degli azionisti e obbligazionisti truffati, conclude il comunicato, sono invitate tutte le cariche istituzionali e i parlamentari eletti nel territorio a qualunque idea appartengano. E mentre si iniziano a delineare gli scenari della Banca Etruria che verrà con il presidente Nicastro che ha annunciato i tempi per la cessione dell’istituto, rimane costante l’attenzione sui risparmiatori della banca ‘cattiva’ rimasti scottati. Roberto Nicastro ha annunciato i tempi per la cessione delle quattro banche salvate. Oltre a Banca Etruria, anche Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. L’idea è di attuare la cessione in blocco o di singole banche. Ci sono già arrivate diverse manifestazioni di interesse da banche e operatori di Private Equity, ha aggiunto Nicastro. Intanto Arezzo il piemontese Roberto Bertola che si è rivolto ai detentori di prestiti subordinati e ai possessori di quote societarie: ‘Nei loro confronti provo un sentimento di grande dispiacere, un dispiacere che è più vicino alla rabbia, perché in queste ore si trovano in forte difficoltà’. Le ultime speranze dei clienti di Banca Etruria che hanno visto evaporare i loro risparmi lo scorso 22 novembre sono legate alle parole del vice ministro Morando secondo cui il Governo avrebbe iniziato un’approfondita verifica circa la possibilità che siano messe in atto misure in grado di ridurre gli effetti negativi del processo di risoluzione sulla componente socialmente più debole degli investitori coinvolti, che possa aver agito senza la necessaria consapevolezza del livello di rischio del prodotto acquistato. Le possibilità di risarcimento sono allo studio, ma la questione è assai complicata. Nel dibattito politico emerge la preoccupazione di creare precedenti pericolosi, generando dei diritti rivendicabili in situazioni al di fuori dell’ambito bancario. Allo studio c’è la possibilità di fissare un tetto, sotto i 30mila euro, per garantire in qualche modo i piccoli investitori. Si vedrà. Si moltiplicano le iniziative ad Arezzo per cercare di tutelare i risparmiatori che hanno perso i loro soldi. Ci sono le class action, c’è l’impegno di Federconsumatori e del Codacons Il problema di Banca Etruria è oggi non solo di tutta la città di Arezzo e di tutte le correnti del pensiero politico, ma anche di tutti i territori ove la banca ha operato, essendo estesa su ben 7 regioni. Adesso la preoccupazione è la salvaguardia dei risparmi della gente e infine le ricadute economiche che la vendita della banca, obbligatorio per decreto, comporterà.
Cocis