Pier Luigi Boschi (quarto da sinistra) durante l' Assemblea ordinaria di Banca Etruria del 4 maggio 2014, Roma, 4 dicembre 2017. ANSA/ ALESSANDRO FALSETTI

Banca Etruria tra Pier Luigi Boschi e procuratore di Arezzo

Un nuovo filone d’indagine sul crack di Banca Etruria riaccende i riflettori sulla famiglia Boschi. Sul padre della sottosegretaria Maria Elena, finito in un nuovo filone di indagine sulla banca aretina assieme a tutti i componenti del cda in carica dal 2011 al 2014. E sulla figlia, ex ministro ed ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si abbatte di nuovo la bufera politica con M5s e Lega che fanno asse tornando a chiedere le sue dimissioni.

‘Qualcuno usa questa vicenda da due anni per attaccare me e il Pd’,  si difende la sottosegretaria che si lamenta: ‘Chi ha sbagliato ad Arezzo ha pagato e pagherà. Noi siamo interessati agli atti, non alle strumentalizzazioni’.

Ma non è solo la famiglia Boschi a finire nel mirino delle polemiche: anche il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, ascoltato dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giovedì è oggi accusato di aver omesso la notizia che riguardava questo nuovo filone di indagine che prende spunto dalla trasmissione alla procura da parte di Consob degli atti relativi all’annullamento del prospetto di due emissioni e delle relative sanzioni a carico dell’intero cda. Il nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo riguarderebbe infatti la vendita di obbligazioni considerate rischiose ai clienti retail che non avrebbero avuto il profilo per acquisirle.

IL POST DELLA BOSCHI

‘Tutto quello che avevo da dire l’ho detto in commissione giovedì scorso’, si difende il procuratore Rossi. E a riprova della sua tesi invia una lettera al presidente della bicamerale, Pierferdinando Casini, in cui riporta la trascrizione della sua audizione. Nella lettera Rossi ricorda di aver risposto sulla posizione di Pier Luigi Boschi precisando che non è tra gli ex del cda Etruria rinviati a giudizio, ma di aver annuito quando gli è stato chiesto se lui e altri potrebbero essere indagati.

‘Come si evince da questa breve ricostruzione, non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Pierluigi Boschi. Ho anzi chiarito e ribadito che la Sua esclusione riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti, a domanda, ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null’altro mi è stato chiesto in merito’, precisa Rossi che a proposito delle domande sul reato di falso in prospetto, ipotizzato nel nuovo fascicolo, chiarisce: ‘Ho chiesto la secretazione dell’audizione in quanto vi sono in corso indagini preliminari sul punto. Le domande in merito hanno riguardato i fatti oggetto di indagine e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati. Ho chiarito i punti che mi venivano sollecitati riferendomi ovviamente allo stato delle indagini in corso’.

‘Mente’ contrattata uno dei componenti della Commissione, il 5 Stelle Carlo Sibilia che chiede quindi la desecretazione dell’audizione. Lui,  spiega,  a precisa domanda ha parlato di un solo componente del Cda coinvolto nell’indagine, non di tutto l’organismo.

Rossi si dice comunque a disposizione della Commissione per altri chiarimenti e il senatore renziano Andrea Marcucci, componente della Commissione, conferma che chiederà a Casini di riconvocarlo. E lo stesso Casini si dichiara disponibile a farlo anche se, precisa, ‘la lettera di Rossi chiarisce quello che avevo bisogno di chiarire’.

Rossi nella missiva al presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche parla anche del filone di indagine che contesta il falso in prospetto e il ricorso abusivo al credito a carico del Cda di Etruria del 2013, nel quale sedeva Boschi in qualità di consigliere: ‘Non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Boschi in relazione alle domande che mi venivano poste. Le domande hanno riguardato i fatti in oggetto e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati’. E a conferma della sua tesi, il pm allega uno stralcio del verbale dell’audizione del 30 novembre:

Banca Etruria, Boschi indagato. Il pm di Arezzo a Casini: Non ho nascosto nulla

Il procuratore, rispondendo giovedì scorso alle domande di deputati e senatori nel corso dell’audizione della Commissione d’inchiesta sulle banche, aveva escluso qualunque coinvolgimento di Boschi solo nelle indagini per bancarotta fraudolenta, nonostante il padre dell’allora ministro del governo Renzi sia stato vicepresidente della banca liquidata nel novembre 2015. Alle sue dichiarazioni erano seguiti commenti in toni trionfalistici di Matteo Renzi e di molti esponenti del Pd, e scettici da parte di esponenti politici dell’opposizione.

Nelle ultime ore, in seguito a un’inchiesta del quotidiano ‘La Verità’, è emerso invece che c’è un nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo sulle vicende della ex Banca Etruria: si tratta di uno spezzone di indagine che riguarda la vendita di obbligazioni subordinate alla clientela retail, l’emissione del 2013. Di questo filone d’inchiesta si era parlato nel corso dell’audizione, ma senza chiarire in modo esplicito quali fossero gli indagati. Tuttavia il pm non si era sottratto alla domanda, e tutti avevano capito che Boschi poteva essere indagato, conferma il deputato M5S Alessio Villarosa.

Le obbligazioni subordinate sono titoli estremamente rischiosi per i piccoli risparmiatori, perché il rimborso non è previsto nel caso di fallimento della banca. Tra gli indagati per non aver fornito le necessarie informazioni alla Consob (e dunque il reato ipotizzato è falso in prospetto) c’è anche Boschi, e alcune settimane fa i magistrati di Arezzo hanno chiesto una proroga delle indagini. L’apertura del fascicolo è scaturita dalle sanzioni comminate dalla stessa Consob agli ex amministratori di Banca Etruria nel settembre scorso, per complessivi 2,76 milioni di euro. E riguarda il periodo 2012-2014, incentrato proprio sulle violazioni riscontrare nei prospetti informativi.

Ci sembrava strano che la figura di Boschi non fosse in alcun modo più legata alle indagini, dato che il ruolo che aveva avuto nelle attività di Banca Etruria,   dice Letizia Giorgianni, presidente e fondatrice dell’Associazione Vittime del Salvabanche, la principale organizzazione dei risparmiatori travolti dal fallimento di Banca Etruria, Carife, Carichieti e Banca Marche.  Noi saremo auditi dalla Commissione giovedì, e parleremo anche di quello che è successo dopo il fallimento della banca, compresa l’ipersvalutazione dei crediti deteriorati che ha danneggiato mltissimo i risparmiatori: se la svalutazione fosse stata più equa, sul modello di quella adottata per Montepaschi, si sarebbero potuti salvare almeno gli obbligazionisti subordinati. Abbiamo presentato un esposto contro Fonspa, la società che sta procedendo al recupero dei crediti”.

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