Hanno incassato assegni circolari falsi, con un giro d’affari di circa 4 milioni di euro all’anno. La polizia di Torino ha arrestato 7 persone appartenenti a una vera e propria banda di truffatori e falsari, che dalla Campania si muovevano per raggiungere varie citta’ italiane e incassare gli assegni. L’indagine e’ partita nell’aprile 2015, quando la direttrice di una filiale bancaria di Torino ha denunciato alla polizia il caso di un assegno circolare incassato in modo fraudolento. Sull’epiaodio ha indagato il gruppo Criminalita’ organizzata della Procura di Torino, attraverso l’analisi di alcuni conti correnti intestati ad altrettanti soggetti coinvolti. Il modus operandi della banda era sempre lo stesso: un basista dipendente di Poste Italiane a Napoli, Massimo Di Martino, 53 anni, procurava assicurate e raccomandata contenenti gli assegni, quindi li consegnava alla mente del gruppo, Carlo Tagliafierro, 43 anni, che produceva i documenti falsi, assegnandoli ai vari membri della banda.
Questi si recavano nelle filiali bancarie sparse nel territorio nazionale, individuate da un complice, Pio Cafarelli, 47 anni, che curava l’organizzazione della traaferta. Una volta in banca, i malviventi aprivano due conti a loro intestati, incassando gli assegni. Ottenuto il denaro, al basista spettava il 10%, il 25 % agli scambisti, il resto al capobanda e all’organizzatore. Le altre persone finite in manette sono Arturo Tangredi, 38 anni; Gilda Legnante, 41 anni; Giovanni Profita, 29 anni; Aniello Masucci, 39 anni. Per tutti i reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, possesso e fabbricazione di documenti falsi, uso di atti falsi, falsita’ materiali commesse da privati, e peculato continuato per Di Martino. Dalle perquisizioni, eseguite in collaborazione con la polizia postale, la squadra mobile di Caserta e gli uomini del commissariato di polizia di Aversa, sono stati rinvenuti un centinaio di assegni, tutti emessi da societa’ assicuratrici per casi di sinistri stradali, carte d’identita’ in bianco contraffatte, denaro contante per diverse migliaia di euro, timbri di uffici pubblici utilizzati per le contraffazioni, carte di credito e postepay, oltre a dispositivi token bancari, fotografie di nuovi complici da inserire nei documenti falsi, buste paga e sim telefoniche da fornire alle banche all’atto dell’apertura dei nuovi conti corrente.