L’azione della Vigilanza è stata incalzante, ha detto il capo della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo alla commissione di inchiesta sulle banche nell’audizione su Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Secondo Barbagallo le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell’autorità giudiziaria, ma le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti e le autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri.
La governance delle quattro banche, ha detto Barbagallo, è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni”. Barbagallo ha precisato che sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell’Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica”.
Nella vicenda della crisi di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara, e Carichieti la collaborazione con la Consob – che ha avuto a disposizione a partire dal protocollo 2012, un flusso continuo di dati economici, patrimoniale, di rischiosità – si è svolta nell’alveo di una prasi generalizzata e degli accordi esistenti, che prevedono comunicazioni di sintesi dell’azione di Vigilanza.
La Banca d’Italia non ha chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria, ha detto ancora Barbagallo, in audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche. In quel momento “la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita.