L’Italia torna a crescere ma c’è il rischio di una ripresa frenata che non crea occupazione. Un timore, questo, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. E’ necessario dice Ignazio Visco, governatore della Banca d’ Italia, i Bankitalia, rimuovere le debolezze della nostra struttura economica e produttiva accelerando le riforme. Visco fotografa un Paese che esce dalla crisi più lunga del dopoguerra a condizione che riesca a creare le condizioni per sfruttare al meglio la migliorata congiuntura internazionale consolidando la ripresa: “La ripresa avviata nel nostro Paese nel primo trimestre di quest’anno dovrebbe consolidarsi in quello in corso e nei prossimi”.In Italia è stata avviata un’azione di riforma, riconosciuta a livello internazionale e per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione. In alcuni casi i benefici non sono immediati ma questo è un motivo in più per agire con un disegno organico e coerente. Per legge non si produce ricchezza e non si creano posti di lavoro ma si può, anzi si deve, intervenire dove il mercato incontra i suoi limiti aiutando a generare sviluppo economico. La politica monetaria da sola non può garantire una crescita duratura ed elevata ed il sostegno alla domanda aggregata che deriva dalla politica monetaria non è un’alternativa alle riforme ma consente di accelerarle e di assorbirne più agevolmente i costi di breve periodo. Il riacutizzarsi della crisi greca ha avuto ripercussioni finora limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell’area, nondimeno le difficoltà greche nel definire e attuare le riforme alimentano tensioni gravi potenzialmente destabilizzanti. Nell’interesse di tutti i i paesi dell’area dell’euro la crisi greca va governata, ha affermato Visco. In Italia c’è ‘un ritardo sia nei livelli di istruzione sia nelle competenze funzionali e per migliorare i programmi di insegnamento, accrescerne la qualità e indirizzare le risorse, non si può prescindere da una valutazione sistemica e approfondita dei servizi offerti. Il giudizio sugli effetti del Jobs Act è ancora prematuro ma è positivo l’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015 favorito anche dai consistenti sgravi fiscali. L’attività innovativa è in Italia meno intensa che negli altri principali paesi avanzati, soprattutto nel settore privato. Visco sottolinea che il ritardo, particolarmente ampio rispetto alla Germania, è accentuato nei settori industriali a più elevato contenuto tecnologico.
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