Ormai da qualche anno, in un angolino di Venezia campeggia una splendida opera d’arte dal profondo significato, che è ben presto diventata meta di turisti provenienti da tutto il mondo. Stiamo parlando del “bambino migrante”, il murale realizzato nel 2019 da Banksy: il celebre artista dal volto celato, di cui nessuno conosce ancora l’identità, ha scelto la città affacciata sulla Laguna per imprimere il suo potente messaggio. Ma oggi il dipinto si sta degradando, esposto com’è alle intemperie e all’acqua alta, caratteristica di Venezia.
C’è chi si schiera per salvarlo dall’inesorabile fine che lo attende, e chi invece ritiene che il suo autore lo abbia concepito proprio affinché pian piano, con il tempo, sbiadisca sino a scomparire nel nulla.
È uno dei principali esponenti della street art, e le sue opere non passano certo sotto silenzio: Banksy agisce di sorpresa, realizzando piccoli capolavori dal significato straordinariamente intenso, e ciò non può che suscitare polemiche e pareri contrastanti. Proprio come accaduto a Venezia, sede di uno dei due unici murales realizzati dall’artista sconosciuto. È qui che, nottetempo (proprio come da “modus operandi” di Banksy), nel 2019 è comparso il “bambino migrante”, un’opera potente e drammatica.
Si tratta di un ragazzino con i piedi immersi nell’acqua, che indossa un giubbotto di salvataggio e stringe nella mano un razzo di segnalazione, il quale lascia un’intensa scia fucsia alle sue spalle. È la tragedia dei migranti nel Mediterraneo, che ancora troppo spesso rimangono vittime di una traversata terribile alla ricerca della salvezza. Il murale si trova sulla parete di una casa malandata, nel sestiere di Dorsoduro, a campo San Pantalon: affacciato sul rio Novo, proprio poco dopo essere stato realizzato è rimasto per metà sommerso a causa della tremenda acqua alta che ha colpito la città.
Questo e tanti altri eventi hanno inevitabilmente influito sullo stato di conservazione dell’opera d’arte, che oggi – a quattro anni di distanza dalla sua nascita – appare sbiadito e ormai quasi completamente privo della scia di fumo fucsia che lo caratterizzava. D’altra parte, il destino dei murales di Banksy sembra essere proprio questo: basti pensare al precedente di Napoli, la “Madonna con Coca Cola e patatine”, che è stato coperto da un altro street artist. In sua sostituzione, il misterioso artista ha realizzato la “Madonna con la pistola”, che è protetto da una teca di plexiglass installata da alcuni privati.
Cosa bisogna fare con il murale veneziano di Banksy? Salvarlo dal degrado e proteggerlo come una qualsiasi altra opera d’arte, oppure lasciarlo al suo destino? Il dibattito divide in due. Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, non ha alcun dubbio. “Certo che quell’opera va conservata. L’artista può pensare quello che gli pare, ma l’opera prescinde dalla sua volontà” – si legge sul Corriere del Veneto.
Non è dello stesso parere lo storico dell’arte Marco Goldin, che invece ha affermato: “Mi verrebbe da dire che l’opera andrebbe staccata dal muro, protetta ed esposta in condizioni di sicurezza. D’altra parte, se mi metto nei panni dell’artista, non creso che questa sia l’idea con cui nascano le sue opere. È un bel dilemma e non riesco a propendere né per l’una né per l’altra parte. Direi di conservarla, ma vivrei in perenne contrasto interiore perché è nata con altre intenzioni”.