Nel mondo della street art, Banksy rappresenta un’icona enigmatica e controversa. L’artista britannico è noto per il suo talento straordinario e la sua abilità nel mantenere la sua identità segreta, alimentando l’aura di mistero che circonda la sua figura.
Ma chi è Banksy? Questa è una domanda che ha tormentato gli amanti dell’arte e i curiosi di tutto il mondo per anni. La sua arte provocatoria e politicamente connotata, spesso esposta su muri urbani e edifici abbandonati, ha guadagnato fama mondiale, ma il suo volto è rimasto un segreto ben custodito. Tuttavia, sembra che qualcosa sia cambiato in modo inaspettato, gettando una luce sinistra sulla sua identità.
La mostra su Banksy che si è tenuta in queste settimane a Lecce è stata il palcoscenico di un’importante rivelazione riguardo all’identità dell’enigmatico street artist. Secondo Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, i curatori della mostra e tra i principali esperti su Banksy, sembra che la sua vera identità sia quella di Robin Gunningham, come già svelato dal tabloid inglese Daily Mail qualche tempo fa.
I due studiosi, con una conoscenza dettagliata delle opere di Banksy, hanno affermato con una certa sicurezza che il nome di questo iconico artista è proprio Robin Gunningham, un uomo di cinquant’anni originario di Bristol, già studente della Bristol Cathedral Choir School.
Tuttavia, è importante sottolineare che la questione dell’identità di Banksy è stata oggetto di dibattito per molto tempo, e le teorie cambiano nel corso degli anni. In passato, ad esempio, è circolata la convinzione che Banksy potesse essere Robert Del Naja, il leader dei Massive Attack.
Banksy è una figura così enigmatica e affascinante che la sua vera identità è diventata uno dei misteri più ricercati su internet. Nonostante il suo status di star della street art, l’anonimato è sempre stato una parte fondamentale della sua opera. Il fatto che Banksy operi ai margini della legge, spesso realizzando i suoi lavori in spazi pubblici senza autorizzazione, contribuisce a mantenere il velo di segretezza che lo circonda. Nonostante questo, Banksy è uno dei pochi artisti di questo genere a essere stato riconosciuto e ammirato a livello mondiale, arrivando ad esporre in gallerie d’arte di prestigio e vedendo alcune delle sue opere raggiungere cifre stratosferiche nelle case d’asta.
Banksy è spesso considerato uno dei principali rappresentanti del post-graffiti e della guerrilla art. La sua arte trova espressione nella dimensione pubblica dello spazio urbano, documentando le molteplici sfaccettature della condizione umana. Le sue opere, caratterizzate da un taglio satirico e ironico, affrontano tematiche complesse come le assurdità della società occidentale, la manipolazione mediatica, l’omologazione, le atrocità della guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, la brutalità della repressione poliziesca e il maltrattamento degli animali. Banksy utilizza una vasta gamma di soggetti, tra cui scimmie, topi (i famosi “rats“), poliziotti, bambini, gatti e membri della famiglia reale per veicolare il suo messaggio. La sua firma distintiva è la tecnica dello stencil, che ha contribuito a definire e raffinare nel corso degli anni, rendendolo uno dei principali esponenti contemporanei di questa forma d’arte.
Il nome “Banksy” è, ovviamente, uno pseudonimo. La sua vera identità rimane un segreto ben custodito, ma ci sono alcune informazioni sparse. Si sa che è originario di Bristol, ed è probabile che sia nato nel 1974.
La sua carriera artistica ha avuto inizio alla fine degli anni Ottanta, quando faceva parte del gruppo Bristol’s DryBreadZ nella sua città natale. Nel 1998, insieme a Inkie (Tom Bringle), organizzò il “Walls on Fire“, che rappresentò la prima manifestazione di street art in Inghilterra. In seguito, Banksy si trasferì a Londra per ampliare il suo raggio d’azione.
Sull’origine del suo pseudonimo, sappiamo ancora poco. Tuttavia, è probabile che il nome “Banksy” sia una sorta di storpiatura o abbreviazione del suo vero nome, che potrebbe essere Robert, Robin, o una variante abbreviabile in “Rob” o “Bob“.
Cosa rappresenta la bambina di Banksy e dove si trova?
Tra le opere più celebri di Banksy, “La bambina col palloncino” spicca come un’icona della street art contemporanea. Questo murales è noto per la sua semplicità ed espressività. Raffigura una bambina che tiene in mano un palloncino rosso a forma di cuore. L’opera è stata creata da Banksy sulle scale del Waterloo Bridge a Londra nel 2002 ed è rimasta uno dei graffiti più riconoscibili dell’artista.
Il significato di “La bambina col palloncino” è aperto all’interpretazione, ed è proprio questa versatilità che lo rende affascinante per chi lo osserva. Per alcuni, questa opera simboleggia la perdita dell’innocenza, rappresentata dalla bambina che lascia volare il palloncino, una metafora della transizione verso l’età adulta e l’inevitabile perdita di purezza. Per altri, invece, il palloncino può essere visto come simbolo di speranza. La scritta “C’è sempre speranza” in fondo all’opera sembra suggerire che, nonostante le sfide e le difficoltà della vita, c’è sempre un motivo per sperare.
Un’altra interpretazione affascinante di “La bambina col palloncino” di Banksy è quella che vede questa opera come un simbolo dell’effimero e della fragilità della vita. La figura della bambina, che rilascia il palloncino a forma di cuore, potrebbe rappresentare il momento in cui una persona abbandona la propria gioventù e spensieratezza per abbracciare l’incertezza dell’età adulta. Il palloncino rosso, come cuore, può simboleggiare l’amore e la passione che spesso caratterizzano la giovinezza, ma che possono sfuggire via con il passare del tempo.
Nel 2018, “La bambina col palloncino” ha fatto ancora una volta scalpore quando una copia dell’opera, realizzata come stampa su tela, è stata messa all’asta da Sotheby’s. La copia è stata venduta per una cifra impressionante di 1,04 milioni di sterline, svelando quanto l’arte di Banksy sia diventata un oggetto di grande valore sul mercato artistico.
Un’altra delle opere più iconiche di Banksy, conosciuta con vari nomi come “Lanciatore di fiori“, ovvero, in inglese “Flower Thrower” o “Love is in the Air“, cattura un potente messaggio di pace e protesta. Questo murale fu realizzato da Banksy nel 2003 a Beit Sahour, in Cisgiordania, ed è un’immagine straordinaria. Raffigura un uomo mascherato che, anziché una pietra o un oggetto distruttivo, lancia un mazzo di fiori.
L’ispirazione per questa opera è profondamente radicata nella storia delle proteste e della non violenza. Banksy ha preso spunto da immagini iconiche delle proteste degli anni ’60, come la celebre fotografia di Bruno Barbey delle proteste del maggio 1968 in Francia.
L’opera del “Lanciatore di fiori” rappresenta una dichiarazione potente e universale contro la guerra e la violenza, in particolare in un contesto come la Cisgiordania, dove la questione del conflitto è particolarmente rilevante. La scelta di utilizzare fiori al posto di oggetti distruttivi simboleggia l’idea che il potere delle parole e delle azioni pacifiche può avere un impatto più duraturo e significativo rispetto alla violenza. Il murale del “Lanciatore di fiori” si trova proprio sul muro di separazione costruito da Israele intorno alla Cisgiordania, un luogo carico di tensione e simbolismo, che amplifica il suo messaggio contro la guerra e per la speranza, portando avanti la tradizione di Banksy di utilizzare l’arte come veicolo di protesta e cambiamento sociale.
Fonte: Giuseppe Guarino
Giornalista, Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione