Per le giornate del FAI si visita la Soprintendenza del Mare nelle sedi di Palazzetto Mirto e dell’Arsenale della Marina Regia
L’assessore Samonà:
“La Soprintendenza del Mare un’intuizione di Sebastiano Tusa, cui abbiamo voluto dedicare una mostra che sarà inaugurata a breve”
Per le Giornate d’autunno del FAI – in programma sabato 16 e domenica 17 ottobre in 300 città italiane – l’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana apre le porte di Palazzetto Mirto, sede della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, e dell’Arsenale della Marina Regia.
Palazzetto Mirto, edificio del XVI secolo che si trova in via Lungarini n. 9, è oggi sede della Soprintendenza del Mare, la prima struttura pubblica ad essersi occupata a livello nazionale ed europeo della tutela del mare e dei beni culturali sommersi. La visita, prevista per i due giorni, dalle ore 10 alle 13, sarà guidata dagli studenti del Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Palermo e prevede un contributo di 3 euro.
L’Arsenale della Marina Regia, sede del “Museo del Mare e della Navigazione della Sicilia”, in via dell’Arsenale avrà, invece, un cicerone d’eccezione nella Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni, moglie del compianto Sebastiano Tusa, che sabato 16 ottobre alle 10.30 e alle 11.30 accompagnerà la visita all’Arsenale e alle collezioni dei pionieri della subacquea, dando anche alcune interessanti anticipazioni sulla mostra dedicata allo stesso Sebastiano Tusa, in fase di allestimento e la cui inaugurazione è prevista nell’arco di qualche settimana. La mostra raccoglierà documenti, fotografie, strumenti tecnici, testimonianze video e quanto altro riconducibile a tanti anni di passione e impegno dal grande archeologo tragicamente scomparso nel 2019.
“Le Giornate del FAI – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – diventano occasione preziosa per conoscere luoghi e cose che legano la recente storia della Sicilia alla scoperta e alla valorizzazione del mare come scrigno di testimonianze storico-archeologiche. La creazione della Soprintendenza del Mare è stata una grande intuizione di Sebastiano Tusa che ha visto nel potenziale sommerso della Sicilia un giacimento culturale che meritava una propria dignità e adeguate forme di indagine e valorizzazione. Le anticipazioni sulla mostra a lui dedicata, fortemente voluta dal Governo regionale, sono il nostro modo di onorarne la memoria, ma al tempo stesso di ribadire come il mare ancora oggi riservi importantissime sorprese e sia da considerare il più grande parco archeologico sommerso della nostra regione”.
“Le Giornate d’autunno del FAI – dice la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – sono una straordinaria occasione per aprire ai visitatori un luogo ricco di storia che tanto racconta della vita palermitana nel XVI secolo. Ma è anche il modo per raccontare la storia della Soprintendenza del Mare e delle attività che, negli ultimi venti anni, hanno consentito di svelare importanti pagine di storia e contribuito alla tutela dei Beni culturali sommersi”.
Prenotazioni sul sito web www.giornatefai.it. L’ingresso è consentito con Green Pass, nel rispetto della normativa anti-Covid.
Cenni storici su Palazzetto Mirto
Palazzetto Mirto, sede della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana dal 2004, è un edificio la cui forma primigenia risale al XVI secolo e si trova nell’antico quartiere della Kalsa.
La datazione dell’immobile è confermata dalla presenza di alcuni elementi architettonici emersi durante i lavori di restauro che si sono svolti tra il 1994 e il 1998, quando il palazzo apparteneva già alla Regione Siciliana. Tali elementi sono da ritrovare in alcune cornici di finestroni dalle sobrie sagome geometriche emerse sia all’esterno, nell’angolo del piano nobile che fanno pensare a un loggiato, sia nel cortile interno in corrispondenza dello stesso piano. Sempre durante la fase di restauro è tornato visibile in cima alla scala di accesso alla grande sala un architrave impreziosito da una cornice aggettante e dal classico motivo a ovoli; terzo elemento l’impianto del cortile col possente arco mediano e la scala addossata lateralmente, per quanto quest’ultima si presenti in un involucro architettonico più tardo.
Il palazzo sarebbe stato tra i più moderni del suo tempo, dal momento che l’intera zona rivela ancora oggi diverse sopravvivenze di edifici più antichi risalenti al XV secolo, quali la bifora e la cimasa traforata del limitrofo palazzo dei Resolmini oriundi pisani, poi inglobato in Palazzo Mirto. Le forme e i decori delle architetture che si trovano in questa zona tanto carica di storia ne seguono i passaggi attraverso le epoche, così anche palazzetto Mirto il cui portale esterno adegua l’impianto tardo-barocco del sistema portale-balcone ad un gusto ormai decisamente neoclassico che sarà mantenuto fino ad oggi.
Recenti studi storico-archivistici realizzati dalla Soprintendenza del Mare sulle diverse proprietà del Palazzo, hanno evidenziato come questa Domus Magna sia appartenuta presumibilmente sin dalla sua edificazione proprio ad alcuni componenti della summenzionata famiglia toscana, da secoli stanziata in quest’area, il cui stemma è raffigurato ai quattro angoli del fregio decorativo che contorna la parte alta delle pareti della sala, che mostra un soffitto ligneo cassettonato e dipinto. Certamente i Resolmini lo possedettero fino al 1686 quando Donna Catarina Rosolmino, sposata Cortese, lo vendette a Vincenzo Giuseppe Filangeri, Conte di San Marco e Principe di Mirto, la cui famiglia lo manterrà nell’asse ereditario dei propri beni fino al XX secolo; da qui il nome, con il quale è conosciuto, di Palazzetto Mirto.
Un’altra importante famiglia pisana abitò il Palazzo, quasi certamente agli inizi del ‘700. Si tratta dei Palmerino che vi dimorarono come affittuari dei Conti di San Marco. Sembra che, volendo testimoniare il prestigio del proprio rango e la propria storia familiare, fecero affrescare oltre al loro blasone anche i quattro inserti paesaggistici (raffigurati a coppie in ognuna delle pareti lunghe), visibili nel fascione decorativo della Sala Magna del Palazzetto. Tre di questi infatti, potrebbero rappresentare i feudi dei cui titoli i Palmerino furono investiti fra il 1694 e il 1717, cioè la Baronia di Milici, il Principato di Goto e la Baronia di Mezzograno con l’ufficio di Portulanotto di Sciacca. L’inserto rimanente potrebbe, invece, indicare l’arrivo per mare di Pierandrea Palmerino, il primo a giungere in Sicilia da Pisa nel 1432 con due grosse navi per sostenere la causa della successione monarchica del re Alfonso d’Aragona. Non è noto per quanto tempo i Palmerino rimasero a Palazzetto Mirto, di certo nel XIX secolo i Filangeri lo collegarono al loro palazzo principale attraverso alcuni passaggi coperti e scoperti presenti nei vari piani, ancora oggi perfettamente visibili dall’esterno. In particolare intorno al 1845, Vittoria Filangeri, ultima erede dell’antica famiglia e vedova di Ignazio Lanza Branciforti, lo trasformò in quartierino per i figli di primo letto che vi si trasferirono per alcuni anni. Nel secolo successivo l’edificio fu sempre affittato. Il resto è storia recente; Palazzetto Mirto verrà acquisito dalla Regione Siciliana negli anni ottanta del ‘900, così come il contiguo Palazzo Mirto, e destinato ad uffici dell’Amministrazione regionale dei Beni culturali.