Al Vallone Inferno di Scillato (PA) si indaga su un camminamento usato nella preistoria e utilizzato ancora oggi
L’Assessore Samonà:
“Una nuova indagine su una porzione di Sicilia preistorica,
che ci consentirà una migliore lettura di questi territori e degli antichi insediamenti”
Si è dato avvio alla nuova campagna di scavi nel sito montano che si trova sulle Madonie, nel Riparo sotto la Roccia del Vallone Inferno, in territorio di Scillato (PA). Gli archeologi, che sono impegnati nello studio di questo sito sin dal 2008, indagheranno durante quest’ultima missione, i livelli dell’Antica Età del Bronzo riferibili a circa 4000 anni fa.
“Grazie all’opera della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo, abbiamo avviato una nuova indagine che riguarda la Sicilia preistorica – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – con lo scopo di recuperare la memoria delle Madonie e approfondire la conoscenza su un’area che si mostra particolarmente ricca di testimonianze storico-archeologiche. L’indagine in corso è importante per ricostruire abitudini consolidate e facilitare una narrazione di questi territori”.
Il sito, particolarmente interessante, conserva testimonianze della presenza umana sulle Madonie da almeno 7000 anni (età neolitica), con tracce di una frequentazione precedente rilevabile da livelli non ancora indagati in estensione. Il Riparo di Vallone Inferno è stato localizzato a circa 800 m di quota, lungo una via di collegamento tra la valle dell’Imera e le alte Madonie che si ritiene possa costituire uno dei percorsi sistematicamente utilizzati sin dalla preistoria, in ogni caso tra i più antichi individuati in Sicilia.
Il percorso, tracciato sulla base della localizzazione delle aree di frequentazione rilevate attraverso la ricognizione archeologica e confermato da simulazioni che si basano su modelli digitali del terreno, coincide oggi con il tratto del Sentiero Italia – del Club Alpino Italiano (CAI) – che conduce dalla Valle alle Alte Madonie, attestando una straordinaria continuità d’uso del medesimo accesso all’area montana.
I livelli archeologici finora indagati all’interno del Riparo testimoniano, dunque, la “conquista” di un’area tanto impervia, quanto ricca di risorse naturali utili, soprattutto, nelle primissime fasi dello sviluppo dell’economia pastorale.
La squadra che conduce le indagini sul campo è formata da docenti, ricercatori e studenti dell’Università degli Studi di Palermo, coordinati da Vincenza Forgia (UniPa), Andreu Ollé e Josep Maria Vergès (URV/IPHES), e lavora in stretta collaborazione con l’archeologa Rosa Maria Cucco, della Soprintendenza dei BB.CC. di Palermo che segue le indagini sin dagli anni delle prime ricognizioni grazie alle quali è stato individuato il sito.
“La nuova campagna di scavo a Vallone Inferno – evidenzia la soprintendente dei Beni culturali e ambientali di Palermo, Selima Giuliano – conferma l’attenzione costante della Soprintendenza nella valorizzazione e promozione culturale delle Madonie. Si tratta di un comprensorio eterogeneo per tutelare il quale è necessaria la collaborazione con le istituzioni e gli enti che operano nel territorio”.
Le ricognizioni in quest’area delle Madonie fanno parte di una più ampia e articolata ricerca territoriale, condotta e promossa dalla Cattedra di Topografia dell’Università di Palermo , con i professori Oscar Belvedere e Aurelio Burgio, nell’ambito di una convenzione pluriennale con l’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.
La buona riuscita delle attività è dovuta alla collaborazione con l’Ente Parco delle Madonie, l’Azienda Foreste e il Corpo Forestale, la sezione del CAI di Palermo (progetto Terre Alte 2021). Fondamentale il supporto logistico del Comune di Scillato e della sede locale di Sicilia Antica.