Senza un’azione decisa per rafforzare la crescita, l’elevata disoccupazione e l’elevato livello del debito continueranno, lasciando l’area euro vulnerabile al rischio di stagnazione’, afferma il Fmi nell’Article Iv sull’Area euro, sottolineando che la ripresa di Eurolandia si e’ rafforzata negli ultimi due trimestri’. La crisi dei rifugiati ha messo alla prova l’area euro e le divisioni e le tensioni emerse potrebbero essere esacerbate da una Brexit, che contribuirebbe ad aumentare l’euroscetticismo e l’incertezza. Serve un’azione collettiva forte per calmare l’euroscetticismo e ravvivare la fiducia nell’unione monetaria’. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha chiesto agli ‘amici britannici’ di non abbandonare l’Ue perché altrimenti si aprirà un periodo di incertezza nell’Ue e nel mondo. Ma se la Brexit dovesse materializzarsi, l’Ue non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe, anzi verrebbe aumentato. Junker ha concluso: ‘Abbiamo affrontato molte crisi non ne abbiamo bisogno di un’altra. Un’eventuale ‘Brexit’ rappresenta un rischio per la crescita dell’Eurozona, dice ripetutamente la Bce nel suo bollettino, secondo cui i rischi al ribasso sono ancora connessi all’andamento dell’economia mondiale, all’imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea e ad altri rischi geopolitici. La stessa crescita inglese è potenzialmente limitata dall’incertezza circa il referendum.E’ ondata pro-Brexit anche secondo Ipsos-Mori, il piu’ importante istituto demoscopico britannico rimasto fino a ieri a indicare un vantaggio del fronte filo-Ue in vista del referendum del 23 giugno. La svolta arriva oggi, riferisce l’Evening Standard online, con un nuovo sondaggio telefonico che ribalta i dati e accredita allo schieramento del no all’Europa (Leave) sei punti di vantaggio su quello del si’ (Remain): 53% a 47. Un voto a favore della ‘Brexit’ nel referendum del 23 giugno rischia di innescare “ripercussioni negative” sull’economia globale, e rappresenta la maggiore minaccia alla stabilità finanziaria britannica, ma potenzialmente anche a quella mondiale, con il potenziale di un acuto deprezzamento della sterlina. A ribadire l’allarme, rinforzandolo, è la Banca d’Inghilterra, che a una settimana dal voto ha lasciato i tassi fermi.