L’economia dell’Eurozona non va bene, anzi, continua a essere più debole del previsto e questo richiede un’abbondante dose di politica accomodante da parte della Bce. Ci sono numerose incertezze che gravano sull’economia di tutta l’Eurozona e bisogna ridurre questo gap di fiducia. Le parole di Mario Draghi, al termine della riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, non sono affatto ricche di speranza. Per il presidente della Bce, giunto al suo ultimo anno di guida dell’istituto centrale europeo, l quadro tratteggiato è molto fosco, ricco di nebbia e di variabili ancora da interpretare.
“I rischi sono ora al ribasso a causa del protezionismo che pesa sulla fiducia, delle vulnerabilità dei mercati emergenti e della volatilità dei mercati finanziari”, ha detto Draghi. Così anche l’inflazione nei prossimi mesi rallenterà, a causa del calo dei prezzi del petrolio, e questo rafforza la necessità di stimoli monetari.
Per il presidente della Bce le incertezze che gravano sull’economia europea si chiamano protezionismo, Brexit, rallentamento della Cina per giungere agli sviluppi politici in vari Paesi. Tutti aspetti, questi, che gravano sulla fiducia degli investitori. Secondo Draghi “dobbiamo aspettarci un lungo periodo di rallentamento” anche se c’è unanimità tra i governatori dell’Eurozona, secondo i quali pur in un contesto di rallentamento “le probabilità di una recessione europea sono basse” mentre non si può escludere per singoli Paesi. E tra questi potrebbe esserci l’Italia.
Il settore bancario dell’area euro si sta dimostrando ‘molto più solido rispetto all’inizio della crisi’ mentre secondo l’ultimo sondaggio della Bce, il restringimento del credito ‘è stato limitato all’Italia’, sia pure in maniera lieve.
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%.
Inoltre, “almeno fino all’estate del 2019” non ci sarà alcun rialzo dei tassi. Il Consiglio direttivo ha sottolineato di attendersi “che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. La Bce conferma la politica di reinvestimento integrale del capitale dei titoli in scadenza acquistati nel quadro del Quantitative Easing.
Omar Scafuro