Bce e Draghi: le incognite che tengono l’Europa con il fiato sospeso

Entra nel vivo una settimana cruciale per l’Europa, che si trova davanti due grandi incognite, fra loro correlate, in grado di determinare il passo dei mesi a venire. La riunione della BCE domani decreterà la fine dei tassi zero e darà alla luce il nuovo strumento anti-Spread, ma oggi l’esito della fiducia al governo Draghi darà un segnale importante sulla credibilità dell’Italia, condizionando anche le decisioni che si prenderanno a Francoforte.

La Bce pronta a dire addio all’era dei tassi zero

La banca centrale guidata da Christine Lagarde sicuramente annuncerà un ritocco al costo del denaro di 25 punti base, segnando la fine dell’era dei tassi zero, anche in molti scommettono su un aumento più aggressivo di 50 punti base, specie dopo il nuovo record segnato all’inflazione, che è scresciuta ad un tasso tendenziale dell’8,6% a giugno.

Certamente, un aumento più cospicuo consentirebbe di calmierare l’inflazione galoppante, ma avrebbe un effetto doccia fredda sulla crescita, che l’UE non può permettersi, alle prese con una crisi energetica e politica di grandi proporzioni. Una crescita che già stenta, mentre non preoccupa troppo la crescita dell’inflazione, strettamente correlata al costo dell’energia e non ai salari, come accade in USA.

Per questo motivo un aumento di un quarto di punto sembra più appropriato di un intervento più netto. Un segnale che darebbe il via ad un valzer di aumenti tale da portare i tassi all’1,5% entro la fine dell’anno.

Lo scudo anti-Spread ed il rischio “politico”

Più interesse desta lo scudo anti-Spread, il nuovo strumento anti-frammentazione destinato a contrastare l’aumento ingiustificato dei rendimenti dei titoli di stato, in particolar modo quelli dei Paesi a più alto debito aggrediti dalla speculazione. Uno strumento che sembra ritagliato su misura per i BTP italiani, che sono stati spesso oggetti di speculazione.

I contorni del nuovo strumento saranno condizionati anche dalle vicende italiane: dalla permanenza di Draghi al governo e dai suoi numeri, perché non sono escluse nuove crisi all’avvicinarsi delle elezioni.

La linea dei banchieri di Francoforte non è unanime e la proposta di austerity tedesca indica che la sua attivazione dovrebbe avere carattere di eccezionalità ed essere collegata a condizionalità stringenti. Un modo come un altro per tutelarsi, specie nel i un momento come questo, in cui il governo Draghi è in bilico.

Il monito delle agenzie di rating

In attesa che qualcosa si muova nell’arena politica, le agenzie di rating hanno già avvertito che un Draghi Bis potrebbe non risolvere la questione della stabilità politica, perché è destinato a scontrarsi con le aspettative sempre più ambiziose dei partiti all’avvicinarsi delle elezioni.

Moody’s e Fitch hanno chiarito che nuove sfide si presentano davanti all’esecutivo con la legge di bilancio 2023 e le politiche necessarie per sbloccare la terza rata del PNRR, senza contare la capacità di gestire l’emergenza gas in autunno.

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