Bce, “wait and see”: taglio tassi può attendere

Riflettori puntati a  Francoforte dove si è tenuto il secondo meeting del 2024 della Banca centrale europea con le attese ancora orientate verso un nuovo annuncio (il terzo consecutivo) di tassi fermi. I primi tagli dovrebbero, infatti, arrivare a giugno. La disinflazione continua, ma è non sufficiente per cambiare rotta, per questo sul tema dell’allentamento monetario prevale cautela.

Bce, “wait and see”

Per Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments “i dati sull’inflazione di febbraio hanno confermato la disinflazione in corso e le varie misure dell’inflazione sottostante hanno continuato a diminuire. Detto questo, è emerso ancora una volta che l’inflazione dei servizi persiste in presenza di una forte crescita dei salari. Nel complesso, la Bce dovrebbe avere maggiore fiducia nel raggiungimento dell’obiettivo di inflazione rispetto all’ultima riunione”.

Tuttavia, “i recenti commenti dei membri del Consiglio direttivo suggeriscono che non sarà ancora sufficiente per cambiare rotta e i mercati hanno ridimensionato le loro aspettative di taglio. I rischi legati alla crescita dei salari sono ancora presenti e il secondo trimestre mostrerà se si concretizzeranno o meno. Ci aspettiamo che il presidente Lagarde comunichi un atteggiamento attendista e spiani verbalmente la strada a un primo taglio dei tassi a giugno”.

Taglio tassi può attendere

“Continuiamo a prevedere un taglio di 25 punti base entro giugno e un taglio cumulativo di 100 punti base nel corso dell’anno, che ora è ampiamente in linea con i mercati”, conclude l’esperto.

Anche per Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price “è probabile che le previsioni sulla crescita della produzione scenderanno, condizionate da un ciclo di tagli più lento rispetto all’ultima previsione di dicembre, quando la Bce prevedeva un’inflazione HICP del 2,1% per il 2025 e del 2% per il 2026. Le previsioni per l’HICP core, escludendo gli effetti dell’energia e degli alimenti, erano del 2,3% e del 2,1% per il 2025 e il 2026 rispettivamente. Questa volta è probabile che le previsioni sull’HICP vengano riviste al ribasso al 2% per il 2025. I mercati finanziari potrebbero interpretarlo come un segnale che la Bce taglierà i tassi di interesse molto presto”.

Quando potrebbe arrivare la sforbiciata?

Tuttavia – prosegue – “ci aspettiamo che la Bce non modifichi in modo sostanziale la sua forward guidance sui tempi dei tagli. Ci sono diverse ragioni per cui il Consiglio direttivo continuerà a essere cauto nella comunicazione delle politiche future. Sebbene le previsioni sull’inflazione HICP nominale si attesteranno probabilmente al 2% nel 2025, le previsioni sull’HICP core rimarranno probabilmente al di sopra del 2% nel 2025. Inoltre, l’ultimo dato forte sull’inflazione dei servizi HICP è stato dello 0,5% su base mensile per febbraio, e dà l’impressione che finora la disinflazione nei servizi dell’area dell’euro sia stata al massimo marginale. Questo dato è stato pubblicato solo venerdì scorso e non sarebbe stato incluso nelle proiezioni. Il Consiglio direttivo sarà molto preoccupato per la persistenza dell’inflazione dei servizi ed è quindi improbabile che fornisca una forte forward guidance sull’imminenza di un taglio dei tassi”.

Anche Powell temporeggia

Si muove sulla linea della cautela anche la Federal Reserve che non si aspetta che l’inflazione “scenda fino in fondo” al 2%, ma ciò che vuole vedere è semplicemente “più prove” che diano “più fiducia” che l’inflazione sia in una tendenza al ribasso “sostenibile”. Lo ha ieri Jerome Powell, presidente della Fed, rispondendo alle domande dei membri del Congresso durante un’audizione presso il Committee on Financial Services della U.S. House of Representatives. “Stiamo solo attenti”, ha sottolineato.

“Stiamo cercando di utilizzare le nostre politiche per mantenere la crescita in corso e per mantenere forte il mercato del lavoro, ottenendo allo stesso tempo ulteriori progressi sull’inflazione”, ha detto Powell, cercando di schivare le domande sul cosiddetto soft landing. Non bisogna aspettarsi che la Fed “dichiari vittoria” per aver ottenuto un soft landing, ha sottolineato.

Il numero uno della Fed ha anche rassicurato sul fatto che “non c’è motivo di pensare che l’economia statunitense corra una sorta di rischio a breve termine di cadere in recessione”.

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