Bebe Vio festeggia la conquista della medaglia d'oro nel fioretto individuale, categoria B, ai Mondiali paralimpici di scherma a Fiumicino (Roma), 8 novembre 2017. ANSA/ UFFICIO STAMPA FEDERSCHERMA-AUGUSTO BIZZI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Bebe Vio, ragazza d’oro: coraggio e determinazione di una leonessa

Bebe Vio è imbattibile, inarrestabile, è una vera e propria “ragazza d’oro“. La 24enne è pura ispirazione per tutte noi, più di un modello da seguire, per il suo coraggio e la determinazione. Alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, l’Italia continua a trionfare e veste ancora una volta i colori dell’oro grazie a Bebe Vio. Il successo ottenuto a Rio 2016 non è solo replicato: nulla può sconfiggere la forza della Vio.

Nel fioretto femminile individuale paralimpico, è riuscita a battere ancora Jingjing Zhou. Nella categoria B, a Tokyo, ha vinto il suo secondo oro consecutivo. Bebe è pronta a fare la storia, ma per noi l’ha già fatta: il suo incredibile coraggio, dopotutto, è di profonda ispirazione, verso cui non si può non provare un rispetto quasi da venerare.

Dopo aver vinto, Bebe Vio ha voluto festeggiare, sia di fronte alla tribuna, che davanti ai microfoni dei telecronisti e sui social. “Questa volta è stata più tosta”, ha detto. “A Rio è stata l’emozione della prima volta. Invece, stavolta abbiamo preparato tutta l’Olimpiade in due mesi. Ho avuto un infortunio abbastanza grave, parecchio grave, e mi han detto che neanche era scontato tornare a tirare”.

Chiunque si sarebbe scoraggiata di fronte a un infortunio a poco dalla Paralimpiade. Bebe non ha gettato la spugna. Come una leonessa si è rialzata, ha continuato a prepararsi, a sudare, a faticare. Non è forse quello che si fa di fronte ai sogni, agli obiettivi? Non è forse la filosofia con cui ci hanno cresciute? Mai arrendersi, soprattutto nei momenti bui. La Vio ci ha creduto davvero – e lo ha fatto sin dagli inizi, quando le avevano detto che senza braccia non avrebbe potuto fare scherma. “Ho dimostrato a tutti che le braccia non servono”.

Poco dopo la vittoria, Bebe non si è trattenuta: in virtù delle mille difficoltà superate, ha festeggiato alla grande. La portabandiera italiana si è lasciata andare a baci, abbracci, lacrime e sorrisi, insieme al suo staff, che non ha mai smesso di supportarla neppure per un secondo. Per lei, il Comitato Paralimpico ha scelto una parola per descriverla: leggendaria.

“Se sembra impossibile, allora si può fare… due volte!” Il suo commento sui social spinge alla riflessione, alla voglia di raggiungere quei sogni che possono tingere anche le nostre vite d’oro. No, la vittoria di Bebe è molto più di una medaglia appesa al collo. Perché è la vittoria di tutte coloro che, per i loro sogni, sono disposte a tutto. Persino a ripetere il successo… due volte. Sei entrata nella storia, Bebe – e nei cuori di tutte noi.

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