Forte esplosione a Beirut, in Libano. Secondo quanto riportato da Reuters, le detonazioni sarebbero state due nei pressi del porto della capitale libanese. I primi dati relativi al bilancio parlano di più di cento morti e migliaia di feriti. Centinaia di palazzi sono stati danneggiati dalla violenta esplosione, alcuni sono stati distrutti. Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione sarebbe partita da una nave che trasportava un carico di fuochi d’artificio. E da questa si sarebbe innescata la seconda detonazione in un deposito chimico. Ricostruzione smentita dalle autorità locali che hanno specificato come ad esplodere siano state tonnellate di nitrato di ammonio.
Le autorità libanesi, infatti, parrebbero convalidare tale ipotesi confermando l’esistenza di un forte quantitativo di nitrato di ammonio che, sequestrato anni prima, era stato abbandonato in un edificio della zona portuale.
Il nitrato di ammonio è un composto chimico (la cui formula molecolare è NH4NO3) estremamente versatile; conosciuto ed apprezzato in agricoltura come fertilizzante è, purtroppo altrettanto considerato dai terroristi che se ne servono come coadiuvante in imprese belliche.
Il nitrato d’ammonio si presenta sotto forma di cristalli inodori ed incolori e, dal punto di vista strettamente chimico, è il sale dell’ammoniaca con acido nitrico. Il composto appare estremamente solubile in acqua e, mediamente, in etanolo.
In considerazione della sua preziosa duttilità, il composto chimico, trova largo impiego in agricoltura. Si tratta, infatti, di uno dei composti azotati maggiormente impiegati nella produzione di fertilizzanti ed è particolarmente apprezzato per un rilascio a lunga durata di composti alla pianta.
Il nitrato di ammonio, inoltre, è l’ingrediente principale del ghiaccio istantaneo utilizzato in ambito sanitario e sportivo.
Purtroppo, però, il nitrato di ammonio viene impiegato anche nella realizzazione di due esplosivi (l’ANFO e l’AMMONAL) in grado di provocare esplosioni in ambito civile, minerario e bellico.
Una delle principali motivazioni che rende così popolare il composto chimico risiede nella sua facile reperibilità, nel suo costo contenuto e nella sua semplicità di impiego.
La sua trasformazione in esplosivo è, infatti, alla portata di numerosi gruppi terroristici. Per convertirlo in un ordigno, infatti, è sufficiente un semplice detonatore.
Il nitrato di ammonio non brucia spontaneamente, ma sottoposto a temperature elevate può rilasciare ossido di azoto e provocare un’esplosione.
La detonazione avrebbe coinvolto anche il quartier generare dell’ex premier Saad Hariri. Esplosione avvenuta alla vigilia del processo sull’assassinio di Rafik Hariri.
L’esplosione è legata quindi a 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio che erano state confiscate anni fa e che si trovavano in un deposito nei pressi del porto. A causare l’esplosione potrebbero essere stati i lavori di saldatura. Da una scintilla potrebbe essersi scatenato l’inferno. Aria tossica, le autorità invitano a lasciare la città.
Nelle ore successive le autorità hanno allertato la popolazione residente informando della presenza di sostanze tossiche nell’aria. L’invito è quello a lasciare la città. Intanto in città è stato dichiarato lo stato di emergenza per due settimane. Forte esplosione a Beirut, il bilancio.
Per quanto riguarda il bilancio, si contano più di cento morti e migliaia di feriti. Sono in corso le ricerche dei dispersi con molte persone che in questo momento si trovano sotto le macerie. Al 6 agosto il bilancio parla di 137 morti e cinquemila feriti, con le operazioni di ricerca dei dispersi ancora in corso. Secondo fonti della Farnesina, riportate da RaiNews24, ci sarebbe anche un’italiana di 92 anni tra le vittime.
Tra i feriti anche un militare italiano in modo lieve. Gli altri soldati in missione in quel Paese sono sotto shock ed hanno avuto bisogno delle cure mediche. La Farnesina si è attivata “per prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti in Libano e continua a monitorare la situazione“. “Per noi era una normale giornata di lavoro, stavamo preparando tutto ciò che serviva per la prossima attività. I soccorsi sono stati quasi tempestivi nonostante le strade non erano al massimo della praticabilità. È stato bello vedere la colonna del contingente italiano di Unifil quando sono venuti a prenderci. Siamo arrivati in base verso l’alba, vedere l’alba è l’inizio di un nuovo giorno”.Le esplosioni sono state avvertite anche a Cipro, a 200 chilometri dal porto della capitale libanese.
Nell’inchiesta relativa alla disastrosa esplosione a Beirut, le autorità hanno arrestato il direttore del porto della città. L’uomo si aggiunge alla lista degli altri sedici che già erano stati arrestati nei giorni scorsi. Si tratta di impiegati e personale del porto.
Tra il 6 e il 7 agosto è andata in scena una grande manifestazione che ha visto centinaia di persone manifestare contro le autorità locali. I manifestanti hanno raggiunto la zona del parlamento, dove avrebbero lanciato pietre contro gli uomini delle forze dell’ordine. La polizia ha disperso la folla ricorrendo al lancio di lacrimogeni. Per i manifestanti, come emerso chiaramente in occasione della visita di Macron, la tragica esplosione rappresenta il simbolo della corruzione e del malgoverno.
Ci sono “buone possibilità” di trovare sopravvissuti sotto le macerie a Beirut. Lo ha detto un soccorritore francese al presidente Emmanuel Macron che si è recato sul posto. “Stiamo cercando un gruppo di 7 o 8 dispersi che potrebbero essere rimasti intrappolati in una sala operativa sepolta nell’esplosione” di martedì, ha detto il colonnello che guida la squadra di soccorso francese arrivata ieri. “Pensiamo che ci siano buone possibilità di trovare persone vive”, ha aggiunto.
Una folla di libanesi riuniti attorno al presidente francese Emmanuel Macron sul luogo dell’esplosione a Beirut ha lanciato un appello alla Francia affinché li aiuti a cacciare i dirigenti politici dal potere. “Aiutateci! Rivoluzione!”, ha scandito la folla in collera contro il presidente Michel Aoun e contro la classe politica, accusata di corruzione e mala gestione che hanno portato al disastro al porto della capitale.
Il governo libanese chiede l’arresto dei responsabili dello stoccaggio. E parla uno dei due militari italiani feriti: ‘Siamo stati fortunati, il pensiero va ai libanesi’. Le autorità portuali di Tripoli hanno detto di essere pronte a sostituire quello di Beirut.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro libanese, Hassan Diab. Nel corso del colloquio Conte ha espresso – si legge nella nota – profonda solidarietà del governo italiano per la tragica esplosione avvenuta a Beirut lo scorso 4 agosto. Nell’assicurare l’incondizionato sostegno italiano alle Autorità e al popolo libanesi in questa dolorosa circostanza, il presidente ha confermato che l’Italia ha già provveduto all’invio di personale e materiali – tramite un’azione concertata tra Protezione Civile, Ministero degli Affari Esteri e della Difesa – ed è pronta a fornire ogni ulteriore assistenza richiesta. I due primi ministri hanno convenuto – riferisce la nota – di restare in stretto contatto. “Stamattina è partito dalla Base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi un volo umanitario diretto a Beirut – organizzato dal ministero degli Affari Esteri, insieme al Dipartimento della Protezione Civile e al Comando Operativo del vertice Interforze – con un carico di circa 8,5 tonnellate di materiale sanitario messo a disposizione dalla Cooperazione Italiana”, ha reso noto il ministro degli EsteriLuigi Di Maio su Fb, sottolineando che “la viceministra Emanuela Del Re sta lavorando intensamente e seguendo in prima persona tutta l’attività di cooperazione” e che “l’Italia è al fianco del Libano”.
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