ROMA. I lavoratori del settore culturale possono dormire sogni tranquilli. Nessuno toccherà il loro diritto a scioperare. Nessun “attacco ai diritti dei lavoratori”. Semplicemente si riconoscono il patrimonio italiano come “servizio essenziale”, come lo sono “le scuole e gli ospedali”. Il ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini, prova quindi a rassicurare i lavoratori. E lo fa con un intervento alla Camera durante il dibattito sul decreto ‘Colosseo’. Nella fattispecie il decreto mira ad assimilare il settore dei beni culturali ai servizi pubblici essenziali, con l’obiettivo di evitare casi come quelli delle file davanti a siti archeologici chiusi all’improvviso per motivi sindacali.
Una questione che sta a cuore al ministro e che in realtà potrebbe portare noie al suo dicastero, ma anche problemi di natura economica: i turisti potrebbero evitare di venire in posti dove le ‘attrazioni’ sono chiuse per assemblea sindacale. Con una grande perdita di denaro. Stiamo ingigantendo la cosa vero, non tutti eviterebbero di venire ma qualcuno sì. Senza contare la figura barbina che si farebbe davanti ai “turisti che magari rischiano di perdere l’unica occasione nella loro vita per visitare il Colosseo o gli scavi di Pompei”. Comunque, spiega il ministro, l’idea che sta alla base del decreto è quella di aggiungere “all’elenco dei servizi pubblici essenziali anche quelli che per l’importanza e l’impatto sull’utenza, in questo caso i turisti, richiedono regole particolari”.
Ovviamente “si potranno continuare a fare assemblee e scioperi anche nel settore dei beni culturali ma cercando di contemperare i diritti dei lavoratori con quelli dei cittadini”, precisa Franceschini. Bisogna “garantire il diritto di assemblea ma anche l’apertura parziale” dei siti. Il ministro ha poi annunciato l’intenzione di cambiare le regole per l’assunzione dei custodi, affidandola ai direttori di ogni museo, e sull’orario di apertura. Al momento è unico su tutto il territorio (11 ore), mentre andrà modulato su esigenze relative all’utenza, anche prevedendo una “flessibilità” dei custodi, che potranno essere eventualmente impiegati su più siti.
Alessandro Moschini