Da 200 a 2mila euro di ammenda ai benzinai che non espongono i cartelloni con i prezzi medi dei carburanti. Nonostante le battaglie dei gestori dei distributori di carburanti e la bocciatura dell’Antitrust, il Governo conferma l’obbligo di esibire le tariffe medie alle pompe di benzina e aumenta anche le soglie massime delle sanzioni. Nessun passo indietro sull’emendamento che ha provocato lo scontro con i sindacati, con la chiusura per 48 ore degli impianti a livello nazionale lo scorso 24 gennaio: la modifica al disegno di legge di conversione del Dl Trasparenza ribadisce l’esposizione “con adeguata evidenza” della “cartellonistica riportante la media aritmetica dei prezzi di riferimento” del carburante.
Benzina, quanto rischiano i gestori che non espongono i prezzi: le sanzioni
Il testo, in discussione alla Commissione Attività Produttive della Camera, prevede la diminuzione delle ammende dal minimo dei 500 euro iniziali agli attuali 200, con l’innalzamento del tetto a 2mila euro, molto oltre gli 800 euro massimi pattuiti con i sindacati.
L’emendamento dell’esecutivo alleggerisce però la forchetta di 500-6mila euro stabilito dal Dl Trasparenza come da pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Secondo le ultime novità, la sanzione dovrà tenere conto “anche del livello di fatturato dell’esercente” e sarà applicata in caso di violazione di due obblighi: comunicazione ed esposizione del prezzo medio.
L’emendamento del Governo prevede modifiche anche sulla durata di una possibile sospensione dell’attività, che deve riguardare “un periodo non inferiore a un giorno e non superiore a 30 giorni“, mentre la prima versione del testo stabiliva un periodo compreso tra 7 e 90 giorni.
Ma se le sanzioni sono state già fissate, i gestori non conoscono ancora le modalità attraverso le quali si dovrà applicare l’obbligo di esporre i prezzi medi dei carburanti, che saranno stabilite in un decreto pubblicato dal ministero del Made in Italy e delle Imprese entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
Benzina, quanto rischiano i gestori che non espongono i prezzi: gli emendamenti
Rispetto all’accordo con i rappresentati dei gestori degli impianti, la norma recepisce l’applicazione della media aritmetica dei prezzi su base nazionale solo per gli impianti autostradali, mentre la media per tutti gli altri impianti sarà quella regionale.
Una criterio sul quale erano però arrivati i rilievi dell’Antitrust: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva affermato all’indomani dello sciopero nazionale che “la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell’effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera” e questo perché un impianto di distribuzione di carburanti “risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza che possono costituire una concreta alternativa per il consumatore”.
Secondo il presidente dell’Agcm, Roberto Rustichelli, l’esposizione del doppio cartello avrebbe inoltre la controindicazione di indirizzare automaticamente le imprese su un “prezzo focale“, cioè un parametro fisso da seguire che ridurrebbe la concorrenza sui prezzi tra distributori, a discapito degli automobilisti che invece ne potrebbero beneficiare.
Durante la scorsa settimana, sia i partiti di opposizione sia le forze di maggioranza di Forza Italia e Lega hanno cercato di ovviare al problema presentando degli emendamenti nei quali il cartellone viene sostituito con un Qr code.
Anche l’emendamento del Governo prevede una soluzione non molto diversa, con il finanziamento di 600mila euro per un’app che però non sostituisca il cartellone, ma che venga utilizzata in parallelo.