Silvio Berlusconi rompe il silenzio sul caso delle intercettazioni relative alla sua condanna e denuncia un torto alla democrazia rappresentativa: ‘Quanto accaduto è un vulnus che riguarda tutti. Nel mio caso si fece un torto alla democrazia rappresentativa. Penso che qualcuno dell’attuale maggioranza voterà con il centrodestra. Probabilmente in Parlamento qualcuno di questa maggioranza voterà con il centrodestra. La solidarietà dei miei alleati non è mai venuta meno, prendo atto con soddisfazione che una parte della maggioranza di sinistra voglia andare fino in fondo in questa vicenda che ha danneggiato me, gli elettori di Forza Italia, e la democrazia. Quanto accaduto è un vulnus che riguarda tutti, si è fuori dalle regole della democrazia liberale’.
Il riferimento in questo caso sembra Matteo Renzi, che aveva chiesto chiarezza sulle intercettazioni andate in onda nel corso di un noto programma televisivo.
Il leader di Forza Italia, entrando nel merito della vicenda, ha fatto sapere di aspettarsi un giudizio giusto dall’Europa. Per l’esattezza dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, presso la quale è stato presentato il ricorso: ‘L’Europa deve sapere che in Italia, grande democrazia dell’Occidente, Paese fondatore dell’Europa, avvengono macroscopiche violazioni delle regole del diritto. Svolgo un ruolo internazionale nell’interesse dell’Italia, si può immaginare facilmente il danno alla mia immagine anche in Europa da quella sentenza ingiusta. Per essere obiettivo, quasi nessuno tra i capi di governo e leader politici ha preso sul serio la mia condanna. Chi mi conosce bene sa che non è credibile. Ma la mia assenza è stato un danno per i milioni di italiani che mi hanno dato fiducia. Ed è proprio dall’Europa che io mi aspetto giustizia, dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che cancellerà sicuramente la sentenza contro cui abbiamo fatto ricorso’.
‘Le istituzioni europee devono valutare se in Italia la magistratura ha svolto la sua funzione in modo imparziale’, scrive il vicepresidente di FI Antonio Tajani in una lettera inviata a Ursula Von der Leyen. Nel 2013 Silvio Berlusconi è stato condannato con una sentenza politica che ha provocato una evidente distorsione dei processi democratici in Italia. Costringendo il leader di Forza Italia, ‘democraticamente eletto’ a lasciare il Senato. Senza potersi candidare per anni a cariche pubbliche. Per questo, le istituzioni europee devono valutare se in Italia la magistratura abbia adempiuto al proprio compito in maniera assolutamente imparziale.
Tajani, che è anche vicepresidente di Forza Italia, ricorda che molte volte, negli ultimi anni, le istituzioni europee si sono espresse per tutelare lo Stato di diritto nei Paesi membri dell’Unione Europea. Nel 2013, continua Tajani, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è stato condannato per frode fiscale.
Negli ultimi giorni – prosegue Tajani – sono emersi nuovi elementi inquietanti. I quotidiani italiani pubblicano frasi del magistrato relatore della sentenza. Che definisce il collegio giudicante ‘un plotone d’esecuzione’. Non solo, definisce anche quella sentenza ‘già scritta e ordinata dall’alto’. Inoltre, una recente sentenza del Tribunale Civile di Milano ribalta quanto già deciso. E smonta la vecchia accusa, dichiarando che non ci fu frode fiscale.
Per Tajani, l’utilizzo politico della giustizia contro gli avversari sarebbe una ferita profonda alla nostra democrazia. E ai valori a cui ci ispiriamo. In un Paese sano non ci può essere spazio per giudizi basati su ragioni puramente ideologiche. Questa frangia di giudici fa danno. A tutta la magistratura onesta e alla credibilità del sistema e delle istituzioni italiane.
Quanto all’audio contenente le rivelazioni del giudice Franco sulla sentenza pilotata si esprime Claudio Martelli: ‘Non c’è una novità vera, erano cose note. Adesso però c’è il corpo del reato. E lì, steso sul tavolo anatomico. Registrazioni, ammissioni. Intanto a Berlusconi è stata fatta una guerra mortale, una guerra innescata per fare il proprio gioco. I pm non aiutano questo o quel partito, i pm sono un partito. Borrelli all’apice di Mani Pulite fece sapere al presidente della Repubblica di ‘essere a disposizione’ per formare un governo. Di Pietro formalizzò la cosa costituendo un partito e facendo il ministro. Mentre una classe dirigente intera scomparveì.
Il disegno, secondo Martelli, è stato quello di tenere in scacco la politica, comportandosi da eversori che si sostituiscono alle istituzioni democratiche, tenute a bada con minacce e ricatti. In Sud America le forze armate tengono sotto controllo le istituzioni facendo quello che chiamano ‘un poquito de fracaso’. Accendono i carri armati e li fanno andare avanti e indietro nelle caserme. Non ne escono, ma mettono paura: i politici capiscono e abbassano la testa. Da noi non le forze armate ma la magistratura ha usato il ‘fracaso’ per far sentire il suo potere. Le sirene delle volanti. Il tintinnar di manette.
Alla fine lo ha detto lo stesso Borrelli, nel 2012: ‘Dobbiamo chiedere scusa agli italiani, non valeva la pena buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale’. La confessione di chi capisce di aver compiuto un colossale errore. Hanno distrutto la politica dei vecchi partiti e si sono trovati Berlusconi in campo. Allora hanno iniziato questa guerra a Berlusconi e si trovano con i populisti.
Cocis