La riunione di Silvio Berlusconi con i parlamentari del Pdl diventa un vero e proprio gabinetto di guerra. L’ex presidente del consiglio, condannato nell’ambito del processo Mediaset, minacce le elezioni anticipate. Il vice premier e ministro dell’Interno annuncia che i ministri Pdl sarebbero pronti a lasciare l’esecutivo delle larghe intese. E Renato Schifani chiama in causa il presidente della Repubblica chiedendo che “ripristini la democrazia falsata dalla sentenza” della Cassazione. Lunedì i due capigruppo Brunetta e Schifani saliranno al Colle con le dimissioni di tutti i parlamentari del Popolo delle Libertà e chiederanno la grazia per il Cavaliere. Dal Quirinale nessun commento a questa idea ma fanno notare che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia. Il discorso di Berlusconi fatto ai suoi deputati e senatori fa pensare ad una escalation della situazione con il ritorno immediato alle urne già ad ottobre. Il leader inizia attaccando la magistratura tanto: la sentenza della Cassazione è “basata sul nulla”” e nei suoi confronti è in atto da anni una “persecuzione giudiziaria”. E poi chiede la riforma della giustizia minacciando il ritorno alle urne se non sarà votata subito. “Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia per questo siamo pronti alle elezioni”. Quindi l’affondo finale. Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincerle, avrebbe detto Berlusconi. “Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo”. Anche Angelino Alfano usa parole di fuoco e mettendo sul tavolo le dimissioni dei ministri del Pdl. “Se c’è da difendere i nostri ideali e la storia di tutti noi e la nostra storia, presidente, coincide con la sua, siamo tutti pronti alle dimissioni, a partire dai ministri al governo”, ha detto il vicepremier. Poi è stato il turno di Renato Schifani: “Ci muoveremo a breve, io e Brunetta, perché ti possa essere restituita, nel rispetto della Costituzione, caro presidente, quella libertà che ti spetta per la tua storia, per quello che hai fatto per il Paese, per ottenere quindi da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato”. I parlamentari consegnano le loro dimissioni ai capigruppo Schifani e Brunetta, che le porteranno al capo dello Stato per chiedergli la grazia. Se il Cavaliere abbia veramente l’intenzione di far precipitare tutto e andare al voto, se la sua sia solo una minaccia o una forma di pressione per ottenere la grazia si vedrà già all’inizio della prossima settimana con il voto in aula.
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