Mediaset non concorrerà più all’acquisto di La7. E’ quanto ha deciso il comitato esecutivo del Biscione dopo che al gruppo televisivo guidato da Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi era stato negato l’accesso ai dati sensibili del ‘pacchetto’ in vendita.
Intanto il presidente esecutivo di Telecom Franco Bernabé si affretta a precisare che la rete non è “in vendita a qualsiasi prezzo”. Rispondendo alle domande in merito all’acquisto di La7, ha sottolineato che “quando si vende c’è il costo che ha un ruolo determinante ma c’è anche il progetto industriale. Un progetto che smantellerebbe tutto, smantellerebbe anche il valore della società”.
Il presidente esecutivo di Telecom ha anche confermato che delle 15 manifestazioni di interesse arrivate non tutte sono state selezionate per ricevere l’information memorandum. Gaetano Micciché ha precisato che le offerte per rilevare alcuni asset di Telecom Italia Media potrebbero essere esaminate nel prossimo cda di Telecom in programma per il 27 settembre.
Mentana: “Nessuna controindicazione su acquisto News Corp o Gruppo Espresso”. “News Corp di Murdoch per La 7? Non ci sono controindicazioni. Perché stiamo parlando di gente che sa come si fa la televisione, che ha robuste dotazioni di diritti in library che potrebbe sinergizzare molto bene”.
E’ il commento di Enrico Mentana, intervistato da di 24 Mattino . In merito, invece, al no espresso nei confronti di Mediaset, Mentana ha così commentato: “Se tiro un sospiro di sollievo? No. Mediaset é un player del mercato, non è Hitler. Non sto a fare l’esame del dna agli eventuali compratori. Ho detto sin dall’inizio che il mercato è il mercato. Se una emittente è in vendita si faccia avanti chi vuole e poi se ha i requisiti e la compra non é che bisogna leccarsi le ferite”.
“Tuttavia – ha aggiunto – io ho spiegato che nel caso di Mediaset me ne andrei per un motivo di storia e di coerenza personale. Il fatto di essere stato licenziato in tronco in una notte ed essere stato riassunto per decreto di un giudice, poi subito dopo l’azienda ha contrattato come unica possibilità l’uscita coatta, sia pur ovviamente remunerata, è un elemento di chiusura definitiva dei rapporti. Non ero precisamente un usciere, che peraltro rispetto come professione, ero il direttore editoriale di Mediaset e sono stato messo alla porta. Non serbo rancore però la coerenza ci vuole”. Infine Mentana ha parlato del Gruppo Editoriale L’Espresso, e sulla possibilità dell’acquisto di La 7 da parte dell’editore De Benedetti ha risposto: “Lo dico con molta chiarezza: non è che me ne andrei se ci comprasse il Gruppo Editoriale L’Espresso, perché non ci sono controindicazioni, a differenza del gruppo di Berlusconi. Non ho mai lavorato con l’editore de L’Espresso e La Repubblica, non mi hanno mai cacciato, De Benedetti non si è mai presentato in politica, non ha un partito e soprattutto De Benedetti non è candidato premier. Preferisco in generale avere un editore che non riverbera, neanche involontariamente, le sue tendenze politiche sul prodotto. Anche se molti parlano del partito di Repubblica – ha precisato Mentana – l’interesse prevalente industriale di De Benedetti è l’editoria. Poi noi siamo bravissimi in Italia a ‘colorare’ tutto. In Italia non ci sono editori puri e la storia di De Benedetti viene da altri settori a cui si è aggiunta l’editoria ma in questo momento per dire il vero fa solo l’editore. Non c’é dubbio che attraverso La Repubblica si fa un po’ di politica. Però non è che fare l’editoria comporta l’essere completamente adamantini e neutrali rispetto la politica. Ci sono fior di editori puri in giro per il mondo – conclude Mentana – che poi piazzano le loro corazzate a favore di uno o l’altro candidato alle elezioni. Stabilmente magari”.