Un governo di larghe intese con Pier Luigi Bersani a palazzo Chigi e Angelino Alfano suo vice. E’ questo il ticket proposto al segretario del Pd da Silvio Berlusconi per evitare il ritorno al voto. Ma il centro sinistra deve appoggiare anche l’elezione di un moderato al Colle. La proposta dell’ex premier è stata avanzata durante la riunione dei gruppi parlamentari del Popolo della Libertà alla Camera dei Deputati. Una proposta che viene immediatamente bocciata dal diretto interessato. “Siamo al dunque – dice Bersani rispondendo al Cav – bisogna fare discorsi seri, al mattino non si può annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio abbracci“. E sul Colle chiude le porte al dialogo, almeno per ora. “Ci manca solo che discutiamo di questo, se ne discuterà a tempo debito e non è il caso di mescolare i temi”. Bersani non vuole, insomma, giocare contemporaneamente su due tavoli, governo e Colle, per vedersi costretto a scelte che possano danneggiare il Pd. Intanto il premier incaricato, come anticipato dal vicesegretario del Pd Enrico Letta, dovrebbe salire al Quirinale giovedì per riferire al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’esito delle consultazioni. Il numero due dei Dem, parlando ai deputati riuniti alla Camera dei Deputati, avrebbe esortato i colleghi ad evitare uscite che possano danneggiare il tentativo di Bersani di formare un governo. E proprio oggi il segretario del Pd ha continuato il suo giro di consultazioni.
Governo di larghe intese. Alfano vice di Bersani. Silvio Berlusconi come ha spiegato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vuole un governo di larghe intese Pd-Pdl e questa volta, per rafforzare la sua idea, propone Angelino Alfano vice presidente del consiglio. Pensiero che spiega ai suoi deputati. “Noi diremo a questi signori che ci sediamo al tavolo solo se si parla di un governo insieme. Per esempio Alfano vice premier con Bersani premier – ha detto il cavaliere -. Con la partecipazione normale delle forze espresse dagli elettori”. Un ticket per avere la golden share sul nuovo esecutivo e mettere nell’angolo il Movimento 5 Stelle. In precedenza, parlando con Maurizio Belpietro durante “La Telefonata”, ribadisce che “come ho detto ai nostri 300mila sostenitori in piazza, o il Pd cambia linea a 180 gradi e si rende disponibile ad un governo con il Pdl e contemporaneamente dichiari di volere un moderato al Colle oppure si torni al voto al più presto“. Il Popolo delle Libertà, ha precisato il Cav, “non permetterà in alcun modo che si possa verificare ciò che il Pd sembra avere in mente, cioè un governo che escluda più di un terzo degli italiani e che voglia mettere le mani anche sul Presidente della Repubblica”. “Se questo dovesse accadere – ha aggiunto – non faremo funzionare il Parlamento. Abbiamo cento parlamentari al Senato e cento alla Camera, bloccheremo i lavori del Parlamento e porteremo la protesta in piazza perché questo sarebbe un golpe in Italia. Noi chiediamo un governo con il Pdl e un presidente della Repubblica di estrazione moderata, che deve essere uomo di garanzia per tutti”.
Bersani. No ad Alfano. Serve un governo per l’Italia. Il segretario del Pd chiude le porte al ticket proposto da Berlusconi e chiede ai partiti assunzione di responsabilità. “La situazione è drammatica, lo hanno detto tutti. Ieri il presidente di Confindustria è stato chiarissimo. Si pensa che la crisi sia alle nostre spalle e invece è tutta davanti a noi”. In una giornata ricca di incontri il segretario Dem si rende conto che per rilanciare il paese “servirebbero miracoli” politici. Dopo aver incontrato le parti sociali il premier incaricato inviata i partiti ad un’assunzione di responsabilità. “Io propongo una soluzione che dice che qualcuno si carica di un’azione di governo coerente e tutti assieme ci si corresponsabilizza per fare le riforme. La mia proposta tiene conto della situazione descritta dal presidente della Repubblica e delle difficoltà politiche e dell’esigenza di non mettere coperchi su esigenze di cambiamento”. “Ora tocca alle forze e politiche quindi da domani cominceremo gli incontri con tutte le rappresentanze parlamenti secondo la linea più volte descritta che cerca di trovate una soluzione alle condizioni date”. In mattinata i sindacati hanno fatto delle richieste esplicite al leader del Pd: abolizione dell’Imu sulla prima casa fino a mille euro e rivisitazione della Tares e dell’Iva. “La situazione è seria, per non dire drammatica“, sottolinea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, al termine dell’incontro. “Perdiamo migliaia posti di lavoro ogni giorno mentre nelle prossime settimane molte altre aziende chiuderanno. Serve perciò una seria riduzione delle tasse e un seria riduzione dei costi della politica”. Per Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, è contrario al ritorno al voto e ”bisogna fare un governo, farlo a tutti costi. Non capiamo le differenziazioni a non volersi alleare. La situazione è drammatica e la politica è l’arte dell’accordo. E’ quello che fa una classe politica avveduta”. Anche per Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ‘serve un governo che indichi alcuni cambiamenti fondamentali”. Ma soprattutto va disinnescata la la combinata minaccia data dalle “scadenze di Tares e Imu e l’aumento dell’Iva”. Bisogna ”togliere il pagamento dell’Imu sulla prima casa fino a un valore di 1000 euro” e pagare ”i crediti delle imprese presso la pubblica amministrazione” perché ”la risposta del governo dimissionario non rappresenta quell’immissione di liquidità necessaria” a evitare la chiusura delle imprese e nemmeno ”una risposta corretta alla Commissione Ue”.