Matteo Renzi manda da Cernobbio un segnale rassicurante ai mercati che già si interrogano sulla stabilità italiana in caso di vittoria del No al referendum: ‘Se passa il no, non c’è l’invasione delle cavallette, non c’è la fine del mondo: resta tutto così’, assicura il premier depotenziandone gli effetti. Ma, mentre è partito lo sprint nelle feste dell’Unità in vista della consultazione arriva l’aut aut di Pier Luigi Bersani che chiarisce, una volta per tutte, che se non cambia l’Italicum non è disposto ad appoggiare la riforma. Qualche errore di assetto istituzionale, ha detto Bersani parlando a Ravenna, si può rimediare. Ma se si prende una strada sbagliata sul tema della democrazia, non si sa dove si va a finire. I senatori devono essere eletti e l’Italicum va cambiato. Altrimenti non sono disposto ad appoggiare la riforma. Non sono disponibile ad accettare che il Senato sia la risultanza di tavolini regionali nei quali tu fai l’assessore e io faccio il senatore perché mi serve l’immunità. ‘Il ragionamento di Bersani è agghiacciante. La Costituzione serve anche per fare il pane, non c’è la Costituzione da una parte e il pane dall’altra’, sostiene Andrea Orlando che replica così a Pier Luigi Bersani. Se il parlamento non funziona, la gente sta male, sottolinea. Chi sostiene che non si mangia pane e Costituzione sbaglia, è un ragionamento fatto anche durante la Costituente con il Paese sotto alle macerie e le pause dei costituenti alla mensa della Croce rossa, lo faceva il movimento de l’Uomo qualunque che raccoglieva le spoglie del partito fascista.
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