Pier Luigi Bersani si candida a palazzo Chigi e chiede che si tengano “entro l’anno primarie aperte” per scegliere il candidato premier dei progressisti. Invita i riformisti ad un patto di legislatura. Raccoglie la sfida di Angelino Alfano, per verificare in tre settimane “se c’é l’accordo” sulla legge elettorale. E chiude le porte al semipresidenzialismo.“Non è l’opzione del Pd e non può essere oggetto di forzature a maggioranza”. Il segretario del Partito Democratico, nella direzione del partito, mette paletti, indica progetti e azzarda soluzioni in vista delle elezioni del 2013: prima non si voterà o meglio il Pd non toglierà la fiducia al governo Monti anche perché non sarebbe pronto ad elezioni in autunno. E così risponde anche a quella frangia, non poco consistente, che nel suo partito vorrebbe ricorrere alle urne ad ottobre. “Per noi la legislatura si chiude nel 2013. Sappiamo che non è tutto nelle nostre mani e vediamo segnali di instabilità che però non vengono da noi”. Poi bacchetta Antonio Di Pietro.
Primarie e alleanze. Per la fine dell’anno il Pd farà le primarie per scegliere il candidato premier “dei progressisti e dei democratici italiani”. E avanza lancia la sua candidatura. “Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione”, ha spiegato il leader del Pd. Premettendo che la sua proposta sarà messa ai voti “secondo una buona consuetudine”, Bersani ha lanciato un “patto di legislatura dei democratici e dei progressisti per l’Italia” a cui il Pd deve lavorare già “da domani”. “E’ una proposta che propongo di avanzare non solo ai partiti di un centrosinistra di governo ma ad associazioni, movimenti, liste civiche, sindaci e amministratori, singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista”. Insomma un centro sinistra aperto ad un patto di legislatura con forze democratiche e civiche moderate che unisca progressisti e moderati. Il numero uno del Pd ha parlato di “una carta di intenti per la ricostruzione e il cambiamento che delinei un’idea di Paese alternativa”, una “forte assunzione di responsabilità verso il Paese”.
Di Pietro: ora devi scegliere. Ma è soprattutto ad Antonio Di Pietro e alla foto di Vasto, già sbiadita, che pensa Bersani quando chiama all’adunata tutti i riformisti italiani. Il messaggio che lancia al leader dell’Italia dei Valori è chiaro: “Chiedo rispetto reciproco e saldo ancoraggio costituzionale. Di Pietro veda se vuole insultarci ogni giorno o fare un accordo, se insultare le istituzioni o fare l’accordo. Sono due cose che non stanno assieme: decida”.
Riforma elettorale e presidenzialismo. Bersani sgombra subito il campo dagli equivoci e dice no al semipresidenzialismo proposto dal Pdl. “Il semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del governo e per una preziosa funzione di equilibrio del presidente della Repubblica”. “Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura”. E sulla legge elettorale chiede che “sia liberata da ogni condizionamento”. E poi lancia la proposta del Pd. “Il doppio turno di collegio è la nostra proposta ma detto questo noi non aggiungiamo ‘o è così o ci teniamo il porcellum’. Io ribadisco no al porcellum, che considero una causa principale del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità”. E accetta la sfida lanciata dal segretario del Pdl. “Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari: basta liste bloccate e possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo”.
Vertice Rai. Per quanto riguarda il rinnovo dei vertici Rai, il Pd non parteciperà “finché non verranno cambiate le regole sulla governante”. Per Bersani, “c’era il tempo di riformare la Rai, ma il Pdl ha posto un veto. Se il governo farà una qualche positiva scelta noi l’apprezzeremo, ma con questa legge non partecipiamo. I partiti escano dalla Rai”.