epa08987629 US President Joe Biden makes a foreign policy speech at the State Department in Washington, DC, USA, 04 February 2021. Biden announced that he is ending US support for the Saudi’s offensive operations in Yemen. EPA/JIM LO SCALZO

Biden avverte Putin-Xi e scarica Riad sullo Yemen

Biden avverte Putin-Xi e scarica Riad sullo Yemen
‘Non sono Trump, reagiremo ad azioni ostili di Mosca e Pechino’
Joe Biden mette in guardia Russia e Cina, scarica Riad sulla guerra in Yemen e tende la mano agli alleati, partendo dalla Germania, dove blocca il parziale ritiro delle truppe deciso dal suo predecessore. Sono le principali mosse annunciate al Dipartimento di Stato, nella sua prima visita ad un ministero (insieme alla vice Kamala Harris) e nel suo primo discorso sulla politica estera da quando si è insediato.

Un intervento che suggella la fine dell’America first di Donald Trump e la rinnovata adesione al multilateralismo.

“La diplomazia e l’America sono tornate”, ha avvisato prima di tracciare la sua visione degli Stati Uniti nel mondo. “E’ arrivato il momento di fronteggiare gli autoritarismi di Cina e Russia”, ha esordito, mettendo nel mirino in particolare Vladimir Putin: “sono finiti i tempi in cui subivamo le azioni ostili di Mosca, a differenza del mio predecessore ora non esiteremo ad alzare il prezzo”, ha ammonito, chiedendo poi la liberazione immediata e senza condizioni di Alexey Navalny. Nonostante il rinnovo per altri cinque anni del New Start, l’ultimo trattato con la Russia per il controllo degli arsenali nucleari, tira aria di sanzioni: non solo per l’oppositore russo ma anche per le interferenze nelle elezioni, i cyber attacchi e le presunte taglie sull’uccisione di soldati americani in Afghanistan.

Ma la mossa più clamorosa è lo stop del sostegno americano alla guerra saudita in Yemen, che ha causato uno delle peggiori crisi umanitarie del mondo, con la morte di migliaia di civili. “Questa guerra deve finire”, ha detto Biden, annunciando anche la nomina di un nuovo inviato Usa per lo Yemen, Timothy Lenderking.

Una decisione che rimette in discussione i rapporti con Riad. Il presidente ha anche ribaltato la decisione di Trump di spostare parte dei soldati Usa in Germania, annunciando inoltre una rivalutazione del Pentagono della presenza delle truppe americane in tutto il mondo. Infine la minaccia di sanzioni alla Birmania dopo il colpo di stato e l’aumento del numero di rifugiati in Usa sino a 125 mila, contro i 15 mila di quest’anno, dopo le drastiche riduzioni di Trump. La scelta di ripartire proprio dallo ‘State department’, e non dal Pentagono o dalla Cia, è carica di significato: rimettere al centro dell’azione di governo la diplomazia e i diplomatici, spesso evitati, derisi o guardati con sospetto da un presidente come Trump che definiva il ministero “the Deep State Department”.

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