Cosa si fa per racimolare qualche soldo extra, soprattutto in un periodo di crisi, i doppi lavori sono all’ordine del giorno e lo sa bene un medico pediatra di Biella che, pur di guadagnare qualche soldo in più oltre al suo lavoro faceva anche il dentista. Il dottore aveva previsto tutto nei mini dettagli e per non peder i clienti si faceva sostituire, nella professione di pediatra, da un giovane collega per poter svolgere la seconda attività e forse anche più redditizia. Il pediatra, convenzionato Asl, è indagato per truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale. Nei suoi confronti la Guardia di Finanza ha sequestrato a scopo preventivo ‘per equivalente’ disponibilità finanziarie e beni per più di 600mila euro. Le indagini hanno accertato che il professionista approfittando della legittima aspirazione di un giovane medico di maturare nuove e specifiche esperienze professionali, si faceva sistematicamente e totalmente sostituire nell’attività di assistenza sanitaria ai pazienti pediatrici negli orari e nei giorni da dedicare in via esclusiva alle visite ambulatoriali convenzionate. Alla Asl comunicava con false attestazioni di essere in ferie o in malattia, ma in realtà era presente nello studio adiacente a svolgere la professione di odontoiatra. Di fatto la sua assenza è durata anni, dal settembre 2006, tanto che alcuni genitori dei piccoli pazienti hanno dichiarato di non aver mai conosciuto il medico titolare dell’incarico, ma di aver sempre avuto come riferimento il medico sostituto. I finanzieri hanno così scoperto che i rapporti tra i due medici venivano regolati con un contratto verbale che prevedeva la presenza continuativa del sostituto nelle ore di ambulatorio pediatrico, il consulto telefonico e le poche visite domiciliari, il tutto per un compenso netto mensile di 800 euro, a fronte di un corrispettivo che l’Asl corrispondeva al titolare di circa 6.500 euro mensili. Il pm, accogliendo la richiesta avanzata dalle Fiamme Gialle biellesi, ha così ottenuto dal gip un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un importo complessivo di 618mila euro, che è già stato eseguito su disponibilità finanziarie, beni immobili, mobili registrati e quote societarie dell’indagato.
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