Dalle prime luci dell’alba è in corso un’attività di indagine con l’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Lecce nei confronti di 15 soggetti (di cui 11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), che vede quale epicentro delittuoso un’associazione di tipo mafiosa finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico mafioso. L’indagine sviluppata sui territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto è stata condotta dai carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021. L’esecuzione del provvedimento ha visto impegnati oltre 120 carabinieri in forza ai reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Lecce, con il concorso dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia” e le unità antidroga e anti-esplosivo del Nucleo carabinieri Cinofili di Modugno, supportate dall’alto da un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri carabinieri di Bari. Ulteriori dettagli verranno resi noti nelle prossime ore.
Associazione mafiosa finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico mafioso. Sono queste le accuse contestate ai 15 indagati coinvolti nell’operazione dei carabinieri di Lecce. Gli elementi raccolti avrebbero posto in superficie modalità comportamentali associative connotate dal carattere mafioso, protese all’affermazione egemonica dell’organizzazione sui territori sopra indicati mediante l’esercizio della forza intimidatrice, correlata in parte anche allo spessore criminale di alcuni soggetti, con derivante condizione di assoggettamento e omertà sofferta da terze persone. L’operazione, declinatasi in un’articolata attività di intercettazione, accompagnata da concomitanti servizi di osservazione e pedinamento, avrebbero consentito di documentare l’attuale operatività di una qualificata e agguerrita associazione di stampo mafioso, la quale avrebbe rappresentato – sin dagli anni settanta – un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina, caratterizzata da una struttura organizzativa a carattere verticistico, connotata da vincoli gerarchici, a capo della quale figurerebbero due esponenti della S.C.U. (Sacra Corona Unita) che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite, protratta mediante un controllo pervasivo del territorio, avvalendosi proprio della loro consolidata nomea criminale. Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso la redditizia attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio di spaccio di stupefacenti, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della condizione di assoggettamento, presente nel contesto territoriale nel quale storicamente la Scu aveva esercitato una vis intimidatoria. I tentacoli malavitosi si sarebbero insinuati anche nei gangli della pubblica amministrazione sancendo un sinallagma criminale imbastito sullo scambio elettorale politico – mafioso, in base al quale la congrega delinquenziale avrebbe assicurato a un candidato alle ultime elezioni amministrative – tenutesi nel settembre 2020 in un Comune salentino – almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere; gli elementi raccolti consentirebbero di ipotizzare che, nell’esercizio del mandato, detto soggetto avrebbe garantito l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa.