Il blocco dei licenziamenti potrebbe continuare solo per le aziende che hanno maggiormente usato la cassa Covid. È una delle ipotesi sulla quale potrebbe convergere la maggioranza per sciogliere il nodo sullo sblocco dei licenziamenti, altrimenti pronto a scattare in modo pressoché generalizzato dal primo luglio. Misura che andrebbe del decreto ponte atteso entro martedì e chiamato anche a rinnovare lo stop alle cartelle esattoriali e a intervenire per i Comuni a rischio default.
Blocco licenziamenti, ipotesi proroga
Nei giorni scorsi era dato per certo che il governo avrebbe prolungato lo stop per alcuni specifici settori. Ma i sindacati hanno fatto notare che una norma del genere sarebbe di difficile attuazione perché sarebbero escluse le imprese che lavorano a monte e a valle nella stessa filiera. Inoltre il blocco selettivo rischia di non passare il vaglio della costituzionalità. Di qui l’idea di stabilire un criterio oggettivo, come appunto l’incidenza della cig Covid.
La maggioranza quindi ragiona sulla possibilità di prorogare lo stop ai licenziamenti per le aziende che vi hanno fatto maggiormente ricorso: l’utilizzo del criterio dell’incidenza media della cassa Covid permetterebbe infatti di stabilire un criterio oggettivo, trasversale tra settori, per superare il rischio di incostituzionalità rappresentato da un eventuale blocco ai licenziamenti selettivo settoriale per abbigliamento, calzature e tessile.
“Cerchiamo di capire esattamente dove si è usata più cassa, dove si è dovuto ricorrere di più agli ammortizzatori di carattere straordinario e sulla base di questi proviamo a costruire degli strumenti che tengono conto di questi dati”, aveva anticipato sabato il ministro del Lavoro Andrea Orlando.
In sintesi, il criterio dell’incidenza media della cassa integrazione renderebbe passibili di continuità del blocco quelle aziende che hanno usato maggiormente la Cassa covid rispetto all’uso medio, in un certo periodo di tempo da stabilire, il che sarebbe un indicatore di difficoltà in cui versa quell’azienda.
Crisi, comuni, cartelle: le altre misure in cantiere
Nel pacchetto lavoro anche il progetto di rinnovare la Cigs per le 85 aziende coinvolte nei tavoli di crisi aperti al Mise.
Tra le norme quella sostenuta dal vice ministro Laura Castelli per dare un mese in più ai Comuni per approvare i regolamenti e le tariffe Tari, termine che passa dal 30 giugno al 31 luglio. Ma sul tavolo anche l’eventuale rinvio dei termini per decidere piani economico finanziari dei Comuni in dissesto.
Tra le misure in cantiere anche lo stop al pagamento della rata Imu di dicembre per i proprietari che subiscono gli effetti del blocco degli sfratti.
Nel dl è atteso anche il rifinanziamento per circa 700 milioni della nuova Sabatini, ovvero gli incentivi per investimenti in innovazione da parte delle imprese delle imprese a secco dal 2 giugno scorso.
In arrivo un nuovo slittamento al 31 agosto della notifica delle cartelle esattoriali, bloccate da marzo e sposterebbe a fine settembre anche i termini di ripresa dei pagamenti delle 16 rate fin qui sospese per chi in passato ha chiesto un piano di rateizzazione. Notifiche e versamenti che, finita la stagione delle proroghe, andrebbero diluiti nell’arco del biennio.