Il Blue Whale, in italiano ‘balenottera azzurra’ si riferisce ad una tendenza nata in Russia e legata ai social media, in cui dei ragazzi si suicidano seguendo una specie di ‘gioco’ composto generalmente da cinquanta regole dettategli da un ‘curatore’. Il termine Blue Whale deriva dal fenomeno delle balene spiaggiate, che viene appunto paragonato al suicidio.
Questa pratica è basata sul rapporto tra gli sfidanti, chiamati anche giocatori o partecipanti, e i curatori. Si tratta di una serie di ordini, solitamente cinquanta, e cose da fare promulgate dagli amministratori che i giocatori devono completare e seguire obbligatoriamente, solitamente una al giorno. L’ultima cosa da fare nella lista è quella di salire sul palazzo o edificio più elevato della propria città e gettarsi nel vuoto compiendo un atto di suicidio.
Il gioco è gestito da diverse persone che si nascondono sui social dietro account falsi sparsi per diversi paesi del mondo, tra cui Russia, Israele, Canada e sicuramente molti altri. L’ideatore e moderatore del gioco è Philipp Budeikin, un ex studente di psicologia che è stato espulso dalla sua università ed è stato arrestato e condannato. Budeikin ha dichiarato che il suo scopo era quello di ‘ripulire’ la società spingendo al suicidio coloro che riteneva indegni di vivere. A lui sono riconducibili sedici suicidi di altrettante ragazze. Blue Whale ha avuto inizio nel 2013, con ‘F57’, uno dei nomi del cosiddetto ‘gruppo della morte’.
Intanto spunta quella che potrebbe essere una vittima italiana. Come raccontano Le Iene si tratta un ragazzino 15 anni. Il giovane si è tolto la vita a Livorno. La testimonianza dei compagni di classe è agghiacciante: il ragazzino ha seguito le regole del gioco, fino poi a lanciarsi dal palazzo più alto della città. Il caso, infatti, è stato recentemente riaperto.
Ma cos’è, di preciso, il Blue Whale? È presto detto. I ragazzini, tramite gruppi appositi o anche direttamente via chat, vengono agganciati sui social da mostri che lavano letteralmente loro il cervello, convincendoli dell’inutilità della vita e spingendoli a seguire un percorso autolesionistico e di privazioni che dura 50 giorni. E, al 50esimo giorno, il suicidio lanciandosi dal palazzo più alto della propria città, ma anche facendosi decapitare da un treno. Nel gergo tecnico, il mostro, come si diceva, che ordina le azioni ai ragazzini si fa chiamare ‘curatore’. E uno di questi curatori ha elencato le 50 regole del gioco mortale. Per ogni giorno del percorso, dal primo al cinquantesimo, una ‘missione’ da compiere nel ‘Blue Whale’:
2 – Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell’orrore che il curatore vi invia direttamente
3 – Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore
4 – Disegnate una balena su un pezzo di carta e inviate una foto al curatore
5 – Se siete pronti a ‘diventare una balena’ incidetevi ‘yes’ su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi
6 – Sfida misteriosa
7 – Incidetevi sulla mano con il rasoio ‘f57′ e inviate una foto al curatore
8 – Scrivete “#i_am_whale” nel vostro status di VKontakte (VKontakte è il Facebook russo, ndr)
9 – Dovete superare la vostra paura
10 – Dovete svegliarvi alle 4.20 del mattino e andare sul tetto di un palazzo altissimo
11 – Incidetevi con il rasoio una balena sulla mano e inviate la foto al curatore
12 – Guardate video psichedelici e dell’orrore tutto il giorno
13 – Ascoltate la musica che vi inviano i curatori
14 – Tagliatevi il labbro
15 – Passate un ago sulla vostra mano più volte
16 – Procuratevi del dolore, fatevi del male
17 – Andate sul tetto del palazzo più alto e state sul cornicione per un po’ di tempo
18 – Andate su un ponte e state sul bordo
19 – Salite su una gru o almeno cercate di farlo
20 – Il curatore controlla se siete affidabili
21 – Abbiate una conversazione ‘con una balena’ (con un altro giocatore come voi o con un curatore) su Skype
22 – Andate su un tetto e sedetevi sul bordo con le gambe a pensoloni
23 – Un’altra sfida misteriosa
24 – Compito segreto
25 – Abbiate un incontro con una ‘balena’
26 – Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla
27 – Alzatevi alle 4.20 del mattino e andate a visitare i binari di una stazione ferroviaria
28 – non parlate con nessuno per tutto il giorno
29 – Fate un vocale dove dite che siete una balena
dalla 30 alla 49 – Ogni giorno svegliatevi alle 4. 20 del mattino, guardate i video horror, ascoltate la musica che il curatore vi mandi, fatevi un taglio sul corpo al giorno, parlate a ‘una balena’
50 – Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita.
A rendere il tutto più assurdo e sconvolgente, il fatto che il suicida, il giorno prima di gettarsi dal palazzo, aveva dato appuntamento per il compito di latino ai suoi compagni. Non sembrava, quindi, deciso a portare a compimento quello che sembra, a tutti gli effetti, l’ultima ‘prova’ Blue Whale. Anche se, una delle regole di questa folle moda, è proprio quella di fingere di stare bene, di essere sereni. Bisogna mascherare l’intenzione di uccidersi.
‘Blue whale’, ora aspettiamo i post di condanna e di circostanza, quelle accuse del tipo ‘perché sono adolescenti, perché sono deboli, perché le famiglie non sono forti abbastanza’, oppure commenti ‘sono sotto shock, poveri loro’.
La triste verità è che tutti noi siamo arrivati alla follia di questi ragazzi che si sono spinti fino al suicidio per obbedire a qualcosa vista, sentita e percepita online. Anche noi, dall’alto delle nostre belle vite dobbiamo ammettere che mangiamo quello che ci inculcano dicendo che è sano e buono, ci vestiamo come qualche guru della moda ci impone, non fa niente che gli uomini si sono ridotti in calzamaglie e le donne sembrano pezzi di tetris deformi in capi tutt’altro che femminili, facciamo lo sport che su facebook spopola di più, ci rifacciamo tette, nasi, bocche, guance e occhi pagando somme altissime solo perché ci hanno rubato la libertà di poterci sentire belle essendo uniche, ma non sia mai semplicemente sane, come dire in salute.
E tutti noi a prendere parte a questo gioco. La notizia dei 157 morti suicidi per aver aderito al ‘Blue whale’ ci indigna, ci rattrista e ci atterrisce. Ma ci scuote, o dovrebbe scuoterci ancor di più, il fatto che stiamo diventando sempre di più una ‘società sonnolenta’, una ‘società morta’, una ‘società schiava’ di scelte precostituite a tavolino che ci trasformano sempre più in ‘pezzi di una scacchiera’ destinate a subire un inevitabile ‘scacco matto’.
Naomi Sally Santangelo