Bonaccini ribadisce il no a Fitto, nonostante il segnale di Mattarella

Commissione Ue, il vero timore adesso a Bruxelles è quello di finire sotto scacco dei veti incrociati tra i due principali partiti dell’europarlamento, il Partito Popolare e il Partito Socialista. Al via libera definitivo della seconda commissione targata Von Der Leyen mancano davvero pochi tasselli, ma decisivi e senza i quali è impossibile tagliare il traguardo. A tenere banco è soprattutto la vicenda Fitto-Ribera, oramai inquadrabile in un unico dossier e in grado potenzialmente di bloccare le valutazioni delle commissioni europarlamentari. Ossia quelle valutazioni date, dai membri delle commissioni competenti, nel corso delle audizioni tenute dai commissari designati e decisive per arrivare all’entrata in carica dell’esecutivo comunitario.
I motivi ufficiali della querelle tra i due gruppi parlamentari sono legati a due questioni diverse. Una è politica, con le perplessità su Raffaele Fitto, commissario designato in quota Italia, risiedenti non tanto nel merito del suo programma presentato in audizione, quanto invece nella sua appartenenza al gruppo dei conservatori. Ossia alla formazione a cui aderisce Fratelli d’Italia e i cui deputati, durante la plenaria di luglio, hanno votato contro la rielezione di Ursula Von Der Leyen.

Diverso il discorso per la socialista spagnola Teresa Ribera. Quest’ultima è stata accusata dai popolari spagnoli di non essere intervenuta in parlamento a Madrid, in qualità di ministro dell’ambiente in carica, per riferire sul disastro di Valencia. Questioni diverse per l’appunto, ma accomunate dal gioco dei veti incrociati: i popolari difendono Fitto, i socialisti difendono Ribera e nessuno vuole fare un passo indietro.

E questo proprio mentre il fattore tempo inizia a far sentire il suo peso. Calendario alla mano, restano pochi giorni per dirimere le controversie. Entro fine novembre è previsto il voto in plenaria sull’intera commissione europea. Il tutto per far entrare in carica il nuovo esecutivo entro il primo dicembre.

Il Ppe, Ursula von der Leyen, perfino lo stesso Raffaele Fitto: per il Pd la responsabilità di risolvere lo stallo che si è creato in Europa con il veto dei socialisti alla vicepresidenza esecutivo di Fitto è di tutti tranne che loro. A chiarirlo è stato Stefano Bonaccini, con un esercizio acrobatico che punta a scavalcare anche il chiaro richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul valore di quella nomina “così importante per l’Italia”, come ha sottolineato dopo aver ricevuto Fitto al Quirinale. “Il nostro capo dello Stato non mette mai in difficoltà chi è leale alla Costituzione, attento all’interesse generale e al bene comune. Come ho detto, spetta al Ppe e a von der Leyen risolvere la contraddizione che si è aperta”, ha commentato Bonaccini, cercando di allontanare l’idea che quelle parole possano aver creato imbarazzo al Pd.
Intervistato da Repubblica, Bonaccini ha ribadito la sconcertante posizione del Pd sul fatto che per il partito la priorità è la tenuta della maggioranza che ha sostenuto von der Leyen nel voto di reinsediamento alla presidenza della Commissione. Ovvero, per dirla uscendo dal politichese in cui si vanno rifugiando i dem in queste giornate per loro così difficili, che l’interesse dei socialisti europei viene prima di quello dell’Italia. “Fitto appartiene a un partito che a Bruxelles è all’opposizione ed è indicato da un governo la cui maggioranza è di segno opposto a quella che nel Parlamento europeo sostiene Ursula von der Leyen. Su questo è la presidente a dover dare garanzie e a pretendere coerenza dal Ppe: il voto a Fitto non può determinare in alcun modo un cambiamento della maggioranza al Parlamento”, ha detto Bonaccini, rispondendo a una domanda di Giovanna Vitale, che firma l’intervista.
Dunque, secondo la lettura dell’eurodeputato dem, devono essere Ppe e von der Leyen, non il Pd e i socialisti a risolvere il problema creato dal loro veto sulla vicepresidenza esecutiva di Fitto, sostanzialmente accettando il diktat per cui “la destra di Ecr resti fuori dalla maggioranza che sostiene la Commissione”. Non solo, secondo Bonaccini, lo stesso Fitto dovrebbe piegarsi alle pretese dem e operare una sorta di moral suasion sull’esecutivo: “Spero che aiuti il governo italiano ad abbandonare posizioni che fanno male all’Italia. L’Europa la conosce e sa quanto sia importante per l’Italia: se riesce a spiegarlo a Fratelli d’Italia e alla Lega sono il primo ad esserne felice”, ha detto Bonaccini, ribadendo che, in caso la nomina dell’esponente italiano passasse con i voti della destra, allora “la nuova Commissione finirebbe prima ancor di partire”.

“Non solo il Capo dello Stato ma anche le categorie produttive hanno sottolineato l’importanza della vicepresidenza esecutiva all’Italia, che affida a Fitto la supervisione su settori strategici per la nostra economia come agricoltura, pesca, trasporti e turismo”, ha ricordato il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, in un’intervista al Sole 24 ore. “Il Pd – ha sottolineato Fidanza – convinca il proprio gruppo a dare il via libera. Oppure ce lo voteremo a maggioranza. Meloni si è impegnata in un negoziato intenso per conseguire un risultato di primo piano per l’Italia ed è giusto adesso far partire la Commissione. Sarebbe assurdo il contrario. Eravamo pronti a votare la vicepremier spagnola Ribera, ma ora forse Sanchez farebbe bene a ritirarla. Il problema infatti non è certo il nostro voto, quanto lo scontro in Spagna tra popolari e socialisti sul ruolo di Ribera e le sue eventuali responsabilità da ministro e nell’alluvione di Valencia che ha provocato oltre 200 morti. Questo – ha sottolineato l’europarlamentare di FdI – è il punto vero, non Fitto”.

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