Ci sono 2,2 milioni famiglie con una certificazione Isee utile per l’accesso ai bonus, ma ad oggi meno di un terzo degli aventi diritto ne usufruisce. E’ quanto denuncia il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini nel corso della sua relazione Annuale 2019 sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta. “Gli ultimi dati disponibili – sottolinea – solo 800 mila nuclei familiari hanno effettivamente usufruito del bonus elettrico. Rispetto alla platea dei potenziali aventi diritto si è raggiunto il 36%, peraltro con una significativa variabilità territoriale e per di più con un rapporto inversamente proporzionale alla concentrazione di potenziali destinatari”.
Per Arera questo sconto dovrebbe essere applicato in maniera automatica agli aventi diritto e a tal dine, con “una recente segnalazione a Parlamento e Governo”, ha chiesto che “sia approvata al più presto una norma, aperta anche al fattivo contributo degli enti locali, che consenta l’efficiente scambio telematico tra la banca dati Inps e quella del Sistema Informativo Integrato. Procedura che, introducendo elementi di automatismo nell’assegnazione del bonus, aumenterebbe la platea dei beneficiari e determinerebbe una significativa riduzione dei costi di gestione del sistema”.
I prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani al lordo di oneri e imposte si confermano anche per il 2018 sensibilmente più alti della media dei prezzi dell’area euro, con differenziali in crescita. Fa sempre eccezione la prima classe di consumo (< 525 m3, per lo più usi cottura e acqua calda) per la quale però per la prima volta si registra un differenziale nullo nel confronto tra i prezzi netti. Per la classe di consumo 525-5.254 m3 (che presenta la quota maggiore sul totale dei consumi domestici, 74% circa) il differenziale con la media dei prezzi lordi dell’area euro, rileva l’Arera, è stato del +17% (era +15% nel 2017); per la classe di consumo oltre 5.254 m3 (per lo più riscaldamento centralizzato) è stato del + 22%, contro il + 18% dell’anno precedente. In termini netti spicca per entrambe le classi un differenziale con l’Area euro del +10% nel 2018 (era del +6% e del +3% nel 2017). Sono gli aumenti dei prezzi netti più sensibili di quelli della media dell’Area euro a spingere i valori finali dei prezzi: l’incremento è stato infatti intorno al 7% per le prime due classi e oltre l’11% per la terza classe, a fronte di percentuali che nell’area euro non hanno superato il 4% circa. Per quanto riguarda la componente oneri e imposte, anch’essa ha conosciuto aumenti di qualche punto percentuale, sempre però inferiori a quelli medi dell’area euro.
In merito alla qualità della fornitura del sistema elettrico, sia in termini di durata che di numerosità delle interruzioni tra il 2017 ed il 2018 si è registrato un peggioramento e una mancata riduzione delle differenze territoriali, con il mantenimento di peggiori performance nelle regioni del sud e nelle isole”. Nel 2018, si evidenzia nella relazione annuale, si interrompe il trend di miglioramento iniziato due anni prima per il servizio di trasmissione. Il numero medio delle interruzioni lunghe (di durata superiore a 3 minuti) e brevi (di durata compresa tra un secondo e tre minuti) per utente dovute a tutte le cause anche estranee alla responsabilità di Terna, inclusi gli incidenti rilevanti, è leggermente peggiorato su base nazionale rispetto ai valori registrati nel 2017 anche se in alcune aree territoriali vi sono miglioramenti (Torino, Firenze, Roma e Cagliari). In peggioramento anche il servizio di distribuzione sia per durata sia per numero di interruzioni, un trend che conferma l’andamento del 2017 e dovuto principalmente alle condizioni meteorologiche eccezionali. Rispetto al 2000, anno di prima introduzione della regolazione, il miglioramento è pari al 49% per la durata delle interruzioni e pari al 40% per il numero di interruzioni lunghe (>3 minuti). Anche nel 2018 si conferma per i vari indicatori il divario tra Centro-Nord e Sud del Paese.
Nel complesso con 284.507 reclami scritti nel 2018 si è assistito a un calo del 12% rispetto all’anno precedente, in gran parte dovuto ai clienti domestici, sia del mercato libero, sia di quello tutelato. Il 53% dei reclami scritti proviene dai clienti del mercato domestico, sia libero sia tutelato”. E’ quanto emerge dalla relazione annuale 2019 dell’Arera. I casi di mancato rispetto degli standard che hanno determinato il diritto a ottenere un indennizzo, si rileva, “sono stati 31.276, per un ammontare totale di circa 1,5 milioni di euro, il maggior numero dei quali per casi di mancato rispetto dello standard di risposta ai reclami scritti ai clienti del mercato libero domestico, nel 94,4% dei casi per cause riconducibili alle imprese”.
In merito al settore idrico, “emerge con sempre maggiore evidenza il fenomeno del Water Service Divide. A fronte di una ampia area del Paese, collocata in prevalenza al Nord e al Centro, in cui la fruizione dei servizi, la realizzazione degli investimenti, l’attività legislativa regionale, i meccanismi decisori degli Enti di governo dell’ambito e le capacità gestionali e industriali degli operatori appaiono in linea con il raggiungimento dei più elevati obiettivi del settore, persistono situazioni, principalmente nel Sud e nelle Isole, in cui si perpetuano inefficienze, abusivismo e tassi di morosità che raggiungono il 50%”. E’ quindi necessario che, per quanto riguarda, “i mancati pagamenti” si arrivi ad “una regolazione che consenta di non far ricadere sulla generalità degli utenti l’onere complessivo”. Al contempo, aggiunge Besseghini, “si ritiene che un’operazione di aggregazione gestionale, in grado di coinvolgere anche rilevanti risorse pubbliche, possa garantire un servizio idrico in linea con gli standard nazionali ed europei, anche nelle aree del Paese attualmente penalizzate”.
Permane, inoltre, rileva il presidente dell’Arera, “la forte necessità di una governance stabile e indipendente, che eviti gli elementi di sovrapposizione tra i diversi livelli istituzionali, e di un sistema di regole certe, affinché tutti gli attori del settore possano compiere le proprie scelte perseguendo l’obiettivo dell’efficienza a beneficio del consumatore. Anche in questo ambito l’obiettivo è portare gradualmente a denominatore comune realtà geografiche estremamente difformi”. Dunque, spiega Besseghini, “il costante monitoraggio sull’effettiva realizzazione degli investimenti previsti, la riduzione del Water Service Divide, la promozione di gestioni industriali in grado di fornire il servizio a costi efficienti, nonché l’utilizzo efficace delle risorse pubbliche eventualmente disponibili rappresentano le priorità su cui concentrarsi”.