Alla vigilia del “processo” alla Camera sui politici che hanno chiesto il bonus covid di 600 euro destinato a partite IVA, lavoratori autonomi e professionisti ora la palla passa all’ “udienza” di oggi in commissione Lavoro, a Montecitorio. Qui ascoltato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, chiamato a fare i nomi dei politici coinvolti nella vicenda bonus covid. Tridico si presenterà da testimone, ma un po’ anche da imputato.
Da giorni, dal centrodestra e da Italia Viva arrivano richieste per le sue dimissioni, sia per il modo con cui è uscita la notizia dei “furbetti”, sia per la gestione dell’istituto. “Mi domando cosa aspetti a lasciare. Ha pagato i bonus ai parlamentari e non le cig”, ha detto Salvini. Tridico sarà collegato in videoconferenza con l’ufficio di presidenza della commissione lavoro della Camera e con i capogruppo dei vari partiti. Ironia del caso, per la Lega, la “designata” sarebbe stata Elena Murelli che, però, insieme ad Andrea Dara è stata sospesa dal partito proprio per la vicenda bonus. Sarà quindi sostituita da Andrea Giaccone. Sulle modalità della seduta c’è stata un po’ di polemica. Nel primo pomeriggio il deputato di Fdi Walter Rizzetto ha attaccato: “Si chiede trasparenza, ma poi la si nega. L’audizione non sarà trasmessa in streaming per non meglio precisati problemi tecnici”.
Con la capogruppo a Montecitorio Mariastella Gelmini, Forza Italia si è associata, chiedendo l’intervento del presidente della Camera Roberto Fico. Il caso è stato chiuso qualche ora più tardi dalla presidente della commissione, la dem Debora Serracchiani: “La trasmissione via web tv avrà luogo e la trasparenza sarà assicurata”, ha spiegato, e “non perché lo chiede un singolo parlamentare o gruppo”, ma perché, come da regolamento, in giornata si sono detti d’accordo i tre quarti dei gruppi. La vigilia dell’audizione, intanto, ha visto cadere le prime teste, tutte di esponenti della Lega: “Non siamo a fare la teoria del complotto, due dei nostri hanno sbagliato e pagano”, ha detto Salvini parlando dei deputati. Sul “caso Veneto”, il governatore Luca Zaia è stato più solenne: “C’è una giustizia divina e ce n’è una umana”, ha detto, annunciando che non si ricandideranno con la Lega il vicepresidente della giunta Gianluca Forcolin e i consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Anche se Salvini uno spiraglio lo ha lasciato aperto: “Mi dispiace per chi non verrà ricandidato, se ne riparlerà la prossima volta”.
In ogni caso, “non è la fine del mondo – ha aggiunto – in Veneto vinceremo con almeno il 70% dei consensi”. La vicenda bonus tocca più regioni. In Emilia Romagna, oggi il consigliere regionale della Lega Stefano Bargi è stato sospeso dal partito. Nel Lazio l’ex sindaco di Amatrice e ora consigliere regionale di Fdi, Sergio Pirozzi, ha fatto sapere di non aver beneficiato direttamente del bonus, ma che lo ha chiesto sua moglie “autonomamente per mandare avanti la piccola edicola che gestisce ad Amatrice. Non avrei potuto impedire che effettuasse una legittima richiesta per far sopravvivere la sua attività”, ha spiegato Pirozzi. Leu chiede invece di allargare il campo: “L’Inps faccia anche i nomi di quegli imprenditori che hanno richiesto la cassa integrazione pur non avendo avuto calo di fatturato oppure hanno messo in cassa integrazione i lavoratori facendoli poi lavorare da casa in smart working”.
Oggi il presidente dell’Inps Tridico risponderà alla Camera dei deputati che gli chiederanno, immagino, non solo i nomi ma perché è stata violata la privacy visto che non c’era stata nessuna frode e nessun tentativo di frode. L’Inps forse è diventato un ente morale che detta le norme di comportamento coerenti con l’Etica di Stato e poi provvede ad applicarle e a indicare al ludibrio pubblico i trasgressori? Oppure l’Inps, essendo caduto in mano ai 5 Stelle, segue disciplinatamente la politica dei 5 Stelle e dunque piega la sua vocazione di previdenza e di assistenza in missione giustizialista?
Non è mica un problema formale. Noi stiamo assistendo in questi anni a un uso di pezzi di Stato – in primo luogo, ovviamente, la magistratura – a fini politici di parte come non si era mai visto in passato, se non forse ai tempi del fascismo. Il grado della vera corruzione pubblica è salito enormemente da quando il populismo è diventato l’ideologia unica. La corruzione non è tanto prendere una tangente: lì non fai un gran danno. Quella è piccola corruzione, non si mina con una tangente l’autorevolezza dello Stato né tantomeno si mina lo Stato di diritto. La corruzione vera è quando usi lo Stato per combattere i nemici.
Con le inchieste della magistratura, con le interdittive, con i sequestri dei beni e ora anche con l’Inps, oltre che con l’uso disinvolto dei giornali e delle Tv. Lo Stato che promuove il giustizialismo trasformandosi in struttura non più di diritto ma di propaganda. Cosa fanno quei magistrati che aprono inchieste a raffica, senza reato, senza indizi, solo per cercare notorietà? Propaganda. E cosa faceva il ministro dell’Interno quando usava il dramma dell’immigrazione e la struttura del ministero dell’Interno, per guadagnare voti? E cosa sta facendo l’Inps? E cosa fa il tribunale dei ministri che vuole trasformare in reati le scelte di Salvini sul blocco dei porti? Questa è la corruzione.
Per l’Italia sta diventando un problema gravissimo, e i danni di quel che sta succedendo possono diventare irreversibili. Il passaggio dal Diritto alla Propaganda. Che è l’anticamera del passaggio dallo Stato di Diritto allo Stato Etico. Sono solo i 5 Stelle e la Lega a guidare questa rincorsa reazionaria? No, altrimenti non riuscirebbero a vincere. Invece stanno vincendo perché il Pd li insegue, FdI li scavalca e gli altri partiti restano imbambolati, impauriti.