Un Paese di case all’asta. E se, con un maxi sconto, si può pensare di presentare un’offerta per la vendita all’incanto di alberghi, motel, campeggi, bed & breakfast e persino un castello a Ozegna, il cinema Adriano a Roma o un’isoletta della laguna veneta, la maggior parte degli immobili (due su tre) pignorati e messi all’asta riguardano case che costano meno di 100mila euro. Quelle che, per colpa della crisi e quindi anche dell’impossibilità a rimborsare le rate del mutuo, famiglie, piccoli imprenditori, commercianti, artigiani e il popolo delle partite Iva è costretto a perdere. Rinunciando al bene più prezioso per gli italiani: la prima casa.
Al 31 dicembre, secondo l’ultimo rapporto sulle aste immobiliari (ormai anche online) del Centro studi del service provider immobiliare Sogeea, sono stati rilevati 23.904 immobili messi all’incanto – il 25% in più rispetto al 2018 – per un valore complessivo di 3,5 miliardi e un potenziale incasso per lo Stato di oltre 310 milioni di imposte.
Il nuovo meccanismo che regola le aste (introdotto con la legge 132 del 2015) permette, oltre a una base di prezzo che rispetto al passato viene abbassata, di presentare offerte con uno sconto del 25%. E se la prima asta va deserta, nella seconda tornata il valore delle offerte diventa ancora più basso. Tanto che un immobile da 100mila euro, può essere acquistato a meno della metà.