La crisi uccide, e non è solo un luogo comune. Quello dei suicidi per mancanza di lavoro, è una realtà in forte espansione, come mostrano gli ultimi dati. Un quadro “drammatico e scandito dalla cronaca, su cui fino a poco tempo fa non avevamo dati precisi. Ma ora una revisione dell’analisi degli ultimi anni conferma in Italia nel 2009-11 un aumento del 12% dei suicidi nelle persone di 25-64 anni, dunque in età lavorativa, rispetto al periodo 2006-2007. Un fenomeno presumibilmente collegato proprio alla crisi economica”. E’ quanto rivela Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, alla vigilia della XI Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio che si celebra il 10 settembre. Tale iniziativa, organizzata dall’International Association for Suicide Prevention (Iasp), in partnership con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sarà celebrata a Roma sarà celebrata con un meeting di due giorni al Sant’Andrea. L’evento è organizzato dal Servizio per la prevenzione del suicidio sotto l’egida di Paolo Girardi, responsabile dell’Uoc di Psichiatria. “Il dato sui ‘suicidi da crisi’ riflette un aumento non da poco, se si considera che sono circa 3.900 l’anno i suicidi in Italia. Non è mai facile avere dati precisi su quelli legati alla congiuntura economica perché, al di là delle notizie di stampa, l’associazione tra crisi e suicidio non è immediata o univoca – avverte Pompili – e possono esserci anche altri fattori che hanno contribuito a portare una persona a darsi la morte. Ma il monitoraggio che stiamo conducendo da tempo conferma per l’Italia negli anni della crisi quanto osservato in precedenza in frangenti di pesante difficoltà economiche, penso agli anni della Grande recessione in America”.
Purtroppo “in questi periodi di difficoltà le più vulnerabili sembrano essere proprio le persone in età lavorativa, e questo viene confermato anche dalle richieste di aiuto che riceviamo”. Richieste fondamentali, “perché i suicidi si possono prevenire”, ricorda l’esperto, che nel Centro del Sant’Andrea con i suoi colleghi assiste 800-1000 persone l’anno tra helpline e visite.
Inoltre il monitoraggio dei ricercatori romani segnala anche “una riduzione dei suicidi negli anziani, fenomeno che deve essere ancora esaminato e compreso”. In ogni caso “sarebbe bene riflettere sui numeri: ogni anno sono circa 3.800 i morti per incidente stradale. Un fenomeno drammatico che però si cerca di contrastare con iniziative e progetti mirati. Ebbene, a conti fatti i suicidi sono ancor di più, ma si fa pochissimo per prevenirli. Non a caso il tema proposto quest’anno nella Giornata mondiale è ‘Stigma: un grande ostacolo per la prevenzione del suicidio’. Lo stigma, come marchio negativo associato a coloro che hanno tentato il suicidio o alle persone che hanno perso un caro per suicidio, costituisce infatti uno dei principali problemi legati al fenomeno”. Pompili parla di sottili processi di emarginazione nei confronti dei sopravvissuti: l’impatto del suicidio, spiega l’esperto, spesso ricade sui familiari coinvolti, ma anche sull’intera comunità. “Se i fattori centrali che alimentano lo stigma sono l’ignoranza, la paura e l’ostilità, allora gli antidoti possono e debbono essere l’informazione, la rassicurazione ed efficaci campagne anti-discriminazione”. Anche perché i numeri nel mondo fanno paura: ogni anno si stima che un milione di persone muoia per suicidio, qualcosa come più di due morti al minuto. In molti Paesi industrializzati il suicidio può essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e giovani adulti. Non solo: ci sono svariati milioni di persone che compiono tentativi di suicidio causando stress emotivo e sofferenza alle persone che li circondano e ai loro familiari.
“La due giorni della prossima settimana punta proprio ad accendere un faro su informazione e prevenzione. Attendiamo 30 relatori e oltre 300 partecipanti”, conclude Pompili.