Boom di visitatori alla mostra “Stanze americane”: le prossime aperture speciali

Circa 2000 persone nei soli giorni di Pasqua hanno visitato la mostra d’arte contemporanea in Casa del Mantegna a Mantova, che propone 60 lavori di Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli e 15 opere delle Collezioni Civiche di AMC del Comune

MANTOVA – Dopo i circa 2000 visitatori registrati nei soli giorni di Pasqua per la mostra “Stanze americane. Bressan Marrocco Savelli con le Collezioni Civiche di Arte Contemporanea in Casa del Mantegna” a Mantova, un notevole flusso di visitatori è atteso anche per le due nuove aperture straordinarie, in programma nelle festività del 25 aprile e del 1° maggio, come sempre a ingresso gratuito negli orari 10-12.30 e 14.30-18.30, per permettere a quante più persone di ammirare le opere di grande impatto visivo di tre illustri campioni dell’astrazione lirica italiana.

“Stanze americane”, a cura di Flaminio Gualdoni, è promossa dalla Provincia di Mantova in collaborazione con l’Associazione Flangini, la Fondazione Rossi e con lo straordinario apporto del Comune di Mantova, che ha gentilmente concesso il prestito di 15 opere dalle Collezioni Civiche. La mostra, aperta dal mercoledì alla domenica fino al 7 maggio, propone complessivamente 60 lavori, in un percorso espositivo arricchito da video che accompagnano il visitatore alla comprensione dell’opera dei singoli artisti.

Le opere realizzate da Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli, in parte al rientro dalle loro esperienze a New York e a Los Angeles e in parte inedite, dialogano con le opere provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea di Mantova. Si avvia così un dialogo con la realtà culturale della città, in particolare con artisti contemporanei legati all’esperienza artistica della poesia visiva (Gruppo 70 e Gruppo 63), presenti nella collezione municipale. L’idea di viaggio e di nomadismo sottesa alla mostra “Stanze americane” trova felice condivisione curatoriale con il patrimonio artistico contemporaneo, genius loci della città: Bartolini, Bentivoglio, Harloff, Miccini, Olivieri, Ori, Pignotti, Sarenco, con la presenza autorevole dell’artista mantovano Sermidi, che ha saputo esprimere in maniera magistrale i termini della pittura aniconica.

La mostra è in un certo senso l’occasione per dar conto di un‘esperienza internazionale che, protrattasi per alcuni anni, giunge ora a un punto di sintesi e di ricapitolazione. “S’intitola ‘Stanze americane’, perché la costa ovest degli Stati uniti e il culturalmente vicino Messico ne sono stati gli scenari primi. Ma dipana un filo di esperienze, geografiche e mentali, le vere ‘nourritures’ della vicenda, che per la circostanza si arricchiscono di un ulteriore svolgimento con i prestiti provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea. Una mostra ariosa, di grandi dipinti, ma che conservano il rigore di atmosfere sospese, di silenzi, di lunghe pause di riflessione” (dall’intervista al curatore Flaminio Gualdoni).

Si tratta della riproposizione di un percorso culturale che coinvolge in un confronto dialogico in cui gli attori, Bressan, Marrocco e Savelli, non convergono in un movimento artistico comune, non fanno gruppo, ma al contrario proseguono le proprie strategie personali: “In ogni tappa di questo percorso si incontrano e incrociano il proprio fare, avendo conferma della propria e dell’altrui necessità. Bressan, Marrocco e Savelli sono accomunati dalla nascita in seno alla generazione che non è passata, come usa dire, dal figurare all’astrarre, ma che ha considerato l’astrazione come una condizione naturale del fare sin dagli inizi, a partire dalla centralità attribuita alla luce: che è insieme valore fisico e metafisico che consente a ognuno di essere naturalmente ‘astratto con qualche ricordo’, come voleva Klee, creando situazioni visive che sono al tempo stesso massimamente astratte e massimamente figurali. Ciò consente agli artisti di aprire un territorio teoricamente illimitato da cui nasca una nuova idea di paesaggio: paesaggio che è sia fisico sia totalmente d’anima” (Flaminio Gualdoni).

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