Le Borse mondiali aprono una settimana cruciale, movimentata da una serie di market mover di stampo economico, monetario e politico. Appuntamenti in grado di imprimere una direzione ai mercati azionari, che nel frattempo continuano ad aggiornare i massimi storici sulla scommessa che questo sarà l’anno di un taglio dei tassi di interesse da parte della Fed e della Bce.
L’indice S&P 500 ha chiuso i mese di febbraio in forte rialzo, accumulando un vantaggio del 7,7% da inizio anno a 5.137,08 punti. L’indice Nasdaq 100 ha evidenziato un più ampio vantaggio dell’8,78%, mentre l’indice pan-europeo Stoxx Europe 50 ha guadagnato il 5,4%.
Si riparte dalla Bce
Sul fronte politica monetaria si riparte dalla Bce, che giovedì riunisce il comitato di politica monetaria, dal quale si attende un nulla di fatto in materia di tassi (il periodo più probabile per un primo taglio di 25 punti base resta il mese di giugno). “Riteniamo che l’avvio della fase di taglio dei tassi sia ormai imminente, ma è probabile che considerazioni legate al contenimento dei rischi reputazionali inducano a rinviare a giugno la prima mossa, continuando con l’approccio “dipendente dai dati”, spiegano dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
L’appuntamento comunque è cruciale perché l’Eurotower fornirà le nuove proiezioni macroeconomiche e sulla base di queste la Presidente Christine Lagarde potrebbe ribadire che occorre ancora tempo per un eventuale taglio e che l’impostazione resta prudente in attesa di capire se ci sarà un definitivo rientro dell’inflazione.
Occhi puntati anche sulla Fed con l’audizione del presidente della Fed Jerome Powell al Congresso nelle giornate di mercoledì (Camera) e giovedì (Senato). Un’occasione i cui anche il numero uno della banca centrale USA potrebbe confermare che non c’è fretta di tagliare i tassi di interesse.
Attesa per il Super Tuesday
In primo piano anche la politica ed in particolare le presidenziali americane, in vista della sfida elettorale delle primarie Repubblicane e Democratiche in ben 15 Stati – Dalla California al Vermont, dall’Alaska alla Virginia – di cui alcuni particolarmente importanti per imprimere una svolta ai candidati.
In casa Repubblicana, Donald Trump potrebbe definitivamente avvicinare la vittoria finale e scalzare l’avversaria Nikki Haley, che sinora ha tenuto testa all’ex Presidente, comunque favorito. Per i Democratici invece resta in pole il Presidente in carica Joe Biden, nonostante i venti contrari che soffiano dal Michigan, dove si è sollevato un movimento di protesta contro il supporto incondizionati offerto dal Presidente a Israele.
La settimana macro
L’agenda macroeconomica non è particolarmente prodiga di appuntamenti, ma ve ne saranno alcuni da osservare più attentamente. Si inizia con gli indici PMI dei servizi in Europa e USA.
Da segnalare anche i numeri sulla produzione industriale di gennaio in Germania, Francia e Spagna, che secondo gli esperti rifletteranno una accentuata volatilità nei due mesi a cavallo d’anno. Occhi puntati soprattutto su quelli tedeschi, destinati a confermare la debolezza dell’economia.
Dagli Stati Uniti arriveranno anche i dati del Job report di febbraio, in calendario venerdì 8 marzo, per i quali gli esperti di Intesa Sanpaolo prevedono “una moderazione nella creazione di posti di lavoro non agricoli a febbraio, con un aumento atteso di 180 mila unità (da 353 mila a gennaio). Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile al 3,7%” e “un raffreddamento della crescita congiunturale dei salari orari, a 0,2% m/m da 0,6% m/m precedente”.