“Non abbiamo ancora deciso. Quando la decideremo te lo dirò”. Cosi’ l’ex segretario federale della Lega Nord Umberto Bossi, lasciando la sua casa di Gemonio per raggiungere Milano, ha risposto a un giornalista circa l’eventualità che lui possa ricandidarsi alla guida del partito. “La Lega è pericolosa, perché è sotto l’occhio non solo di Roma farabutta che ci ha dato questo tipo di magistrati ma anche della militanza, quindi bisogna fare le cose giuste che interessano la gente”, dice il Senatur uscendo da casa sua a Gemonio, a chi gli chiedeva quale suggerimento dà al triumvirato che regge la Lega.
Il nuovo tesoriere della Lega Nord, Stefano Stefani, “deve rintracciare tutta una faccenda molto oscura, anche l’avvento di questi che poi si scoprono legati alla mafia”. Con questa frase, un pò sibillina, Bossi ha fatto riferimento alle vicende in cui è coinvolto l’ex segretario amministrativo, Francesco Belsito, indagato per riciclaggio, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato. Si tratta, ha proseguito riferendosi ai personaggi che prima aveva definito “legati alla mafia”, “degli stessi che lavorano per imprese di Stato che producono armi” per le quali servono certificati antimafia. “Una cosa molto ambigua – ha commentato – è stata preparata tutta”.
C’erano di mezzo “i miei figli, non potevo stare lì, mi sentivo d’intralcio”. In 20 anni aveva vinto quasi tutte le sue battaglie ‘politiche’ e non si era fermato nemmeno davanti alla malattia. Ma questa volta il suo slogan “mai mulà” non è servito a nulla. “Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia”. Una decisione “irrevocabile”, presa per poter “meglio tutelare” l’immagine del movimento e la propria famiglia.
Nelle parole di Umberto Bossi c’è amarezza: non aveva programmato una uscita di scena per ‘colpa della famiglia’. Preferiva essere battuto politicamente e non da errori commessi dai suoi figli. Lui che ha pianto durante il consiglio federale assicura i suoi che non lascerà la Lega. Il Senatur rimane presidente del Carroccio, mentre a guidare il partito fino al congresso previsto entro l’autunno, ci sarà un triumvirato composto da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Stefano Stefani prende il posto di Francesco Belsito, l’ex tesoriere indagato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio. La data del congresso non è stata ancora decisa e Umberto Bossi, solo allora deciderà se candidarsi o meno a succedere a se stesso.
Ora si guarda al futuro e soprattutto a all’ex ministro dell’Interno che i sostenitori del Senatur hanno fischiato e definito senza mezzi termini un traditore. Lui non replica e preferisce parlare dell’ormai ex capo della Lega. Bossi ha fatto “un grande atto di dignità e coraggio”, sottolinea il candidato naturale alla successione del Senatur. “Ancora una volta ci ha salvato. Lui ha proposto i nomi dei tre reggenti”. Ora, però, Maroni chiede di fare pulizia nel movimento senza guardare in faccia nessuno. E lo stesso Bossi ha più volte ripetuto che chi ha preso
Le indagini. Sul fronte della cronaca giudiziaria, agli atti è finita tra le altre una telefonata tra Nadia Dagrada e l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, nella quale la dirigente amministrativa “parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito”. Un nero che secondo gli investigatori è riconducibile a “denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile”.
In un’altra telefonata, Degrada con Belsito commenta: “Con uno scandalo del genere, non è che ci sono i salvatori della patria Maroni e Castelli…la Lega affonda!”. “Se lui (Belsito, ndr) passa per uno che ha rubato e il capo l’ha comunque scelto, quindi il capo finisce nella m. con lui, la Lega finisce nella m!…perché con uno scandalo del genere non è che ci sono i salvatori della patria Maroni e Castelli…la Lega affonda!”.
Dagli atti emerge che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo “sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli”. Secondo gli investigatori i faldoni della casa si riferiscono ai lavori di ristrutturazione, probabilmente dell’abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega.
Nadia Dagrada consiglia inoltre a Belsito di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza. Nel corso del colloquio, poi, la dirigente amministrativa avverte: “Quando esce una cosa di questo genere sei rovinato… il figlio di lui (di Bossi ndr) che ha certe frequentazioni… altro che Cosentino!”. Inoltre, dagli atti risulterebbe che sarebbero stati consegnati 50 mila euro a Francesco Bruzzone, segretario regionale della Lega in Liguria, per far entrare l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, nel cda di Fincantieri di Genova, ruolo che effettivamente Belsito ha poi ricoperto.
C’è poi la cartella con l’intestazione ‘The family’ trovata nella cassaforte di Belsito e sequestrata ieri dai carabinieri del Noe. La cartella, secondo quanto apprende l’Adnkronos, raccoglie le presunte prove di denaro distratto da Belsito per pagare alcune spese dei familiari del leader del Carroccio, Umberto Bossi. Fatture e ‘scontrini’ da migliaia di euro sono ora al vaglio dei carabinieri del Noe e dei pm di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock.