Silvio Berlusconi è stato costretto a dimettersi per salvare le sue aziende e non per motivi politici. Si sarebbe trattato di un ricatto, un ricatto alle sue aziende. E per salvare il suo impero economico ha deciso di gettare la spugna. E’ questa l’opinione del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, esternata a margine di un convegno in provincia di Varese. “Sapete che Berlusconi é stato ricattato e ha dovuto dimettersi per quel motivo: gli hanno ricattato le imprese”, spiega Bossi. “Le sue imprese sono crollate in borsa del 12% in una giornata – ha aggiunto il leader dei Lumard – ed era un evidente segno di ricatto. C’ero anch’io quando i suoi dirigenti gli hanno detto: Silvio, qui ci distruggono le imprese, vai a dimetterti”.
Immediata la risposta dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi che smentisce la ricostruzione gratuita offerta dal segretario della Lega Nord. In una nota da Palazzo Grazioli è spiegato che “le dimissioni del Presidente Berlusconi da Palazzo Chigi sono state motivate dal senso di responsabilità e dal senso dello Stato, nell’interesse esclusivo del Paese”. “Chi ha seguito le vicende di quei giorni – conclude la nota del leader del Pdl – sa bene che non esiste nessuna altra motivazione”. Un botta e risposta tra i due uomini forti che potrebbe segnare la rottura di un matrimonio di convenienza durato fin troppo tempo. Segno che tra i due “alleati” le cose stessero cambiando lo dimostra l’assenza alla tradizionale cena del lunedì ad Arcore del Senatur.
Governo finisce prima del 2013. Per il Senatur il governo del professore “fa schifo, mi pare un Governo di improvvisati” e non “arriverà al 2013”. Per il leader leghista, conversando con la stampa a margine di una visita al centro di ricerca Insubrias Biopark attacca anche Giorgio Napolitano. “Il presidente della Repubblica ha dato il mandato di capocordata ad uno che le montagne le ha viste solo in cartolina”, accusa Bossi con un velo di ironia. Ribadendo la contrarietà del Carroccio a qualsiasi intervento sulle pensioni, si aspetta un programma di “lacrime e sangue”.
No a cittadinanza immigrati. Al leader leghista non condivide le parole del presidente della Repubblica sulla cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia. “Lo ius soli non va bene, non significa aiutare gli immigrati che sono già qui ma farne venire un sacco di altri. E l’unica cosa di cui questo Paese non ha bisogno sono altri immigrati”.