Umberto Bossi torna alle origini. Dapprima uscito dal Parlamento dopo 35 anni di carriera da senatore, salvo poi essere “ripescato” ed eletto alla Camera, il fondatore della Lega ha deciso di lanciare una sfida aperta al suo partito, alla sua creatura. Dopo aver scansato l’errore del Viminale che lo aveva estromesso dal seggio parlamentare, il Senatùr ha dimostrato le energie degli esordi, rilanciando il progetto autonomista del Nord Italia e fondando un nuovo “partito nel partito”.
Un’iniziativa che si pone come una sfida diretta all’attuale segretario del Carroccio, Matteo Salvini, la cui leadership aveva già vacillato nei giorni scorsi, prima del vertice di via Bellerio che invece ha visto la conferma della fiducia nei suoi confronti da parte del quartier generale leghista.
L’iniziativa di Bossi rischia di travolgere la stabilità di una Lega in uno dei momenti più delicati della sua storia, dopo il pesante risultato registrato durante la tornata elettorale. Il fondatore della Lega dà vita a un movimento interno al partito e punta a “dare nuova vita al progetto autonomista”, annunciando ufficialmente la nascita del “Comitato per il Nord”. “È un passaggio vitale, finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del Nord, visto il risultato elettorale del 25 settembre”, ha spiegato Bossi.
Le adesioni sono già aperte in Lombardia e in Veneto. Tra i promotori dell’iniziativa figurano anche alcuni ex deputati, tra cui Gianni Fava, già sfidante di Salvini all’ultimo congresso leghista, e Gianluca Pini, fedelissimo di Roberto Maroni, che nei giorni scorsi ha invocato un cambio di leadership per la Lega. Con la stagione congressuale che Salvini ha dovuto rilanciare dopo il brutto risultato alle politiche, si vedrà presto se l’iniziativa di Bossi registrerà consensi nel partito.
Da parte loro, i vertici della Lega per Salvini premier tentano di giocare d’anticipo e rilanciare altrettanto convintamente il progetto per l’autonomia delle Regioni. “Dopo trent’anni di battaglie, questa sarà la legislatura che finalmente attuerà quell’autonomia delle Regioni che la Costituzione prevede“, si legge in una nota ufficiale.
“È nel programma del centrodestra, non costerà nulla anzi farà risparmiare milioni, avvicinerà i cittadini alla politica, taglierà sprechi e burocrazia. E il Ministero per le Riforme e gli Affari regionali sarà protagonista di questa pacifica rivoluzione”, afferma ancora la Lega.
Intanto però Bossi cerca di cavalcare il malcontento delle frange più radicali del Carroccio, che vedono nell’evoluzione nazionalista della Lega una sorta di “tradimento”. Per questo il Senatùr invia ad aderire al Comitato per il Nord tutti coloro “che vogliono impegnarsi con rinnovato entusiasmo alla conquista degli obiettivi che sono stati alla base della fondazione della Lega nel marzo 1984“. Il progetto sarebbe già in fase avanzata, poiché “sono state poste le basi per la struttura organizzativa del Comitato”.
Nonostante la vittoria del centrodestra, le elezioni sono state per il partito guidato da Salvini un banco di prova decisamente deludente. Con l’8,8% di voti incassati, la Lega si è distanziato da Forza Italia (8,2%) per pochi centesimi di percentuale, di fatto “regalando” preferenze e consenso al 26% ottenuto da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Il Carroccio è dunque ora chiamato a fare i conti con se stesso e con un bivio: sfidare Bossi sul terreno dell’autonomia oppure trovare la chiave per catalizzare le pulsioni e le esigenze del suo elettorato. Tentando, possibilmente, di conquistare più fasce di sostenitori e allargare il bacino di consenso.