Braccio di ferro con i frugali al Consiglio Ue

La terza giornata di trattative al vertice Ue sul Recovery Fund e il bilancio Ue per il 2021-2027 si apre con un incontro ristretto tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, Emmanuel Macron e la presidente della Comissione Ue Ursula von der Leyen. I quattro sono stati i primi a giungere alla sede del Consiglio Ue questa mattina per fare il punto della situazione in vista della ripresa vera e propria del summit fissata per le 12. Una foto del colloquio è stata postata su Twitter dal portavoce di Michel, Barend Leyts.

Un accordo “è possibile”, anche se “ci sono ancora grandi questioni” aperte: lo ha detto il premier Mark Rutte nella notte, parlando alla stampa olandese. Tra i punti ancora da chiarire “lo stato di diritto, il mix sussidi e prestiti, l’ammontare dei sussidi, e i rebates”. Rutte ha parlato di “alcuni progressi” sul fronte governance, “ma ancora non ci siamo”, e aperta resta anche la discussione sul bilancio 2021-2027.

E’ “ancora possibile” che non vi sia “nessun accordo” al vertice europeo. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel arrivando al summit. “C’è molta buona volontà ma anche molte posizioni diverse – ha detto -, farò ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati”. “Oggi stiamo entrando nel terzo giorno di negoziati ed è sicuramente quello decisivo” per avere un esito, ha aggiunto la cancelliera tedesca.

“Ci siamo mossi nella giusta direzione, ma c’è ancora molta strada da fare domani”. Lo ha scritto nella notte su Twitter il cancelliere austriaco Sebastian Kurz dopo la seconda giornata di negoziati tra i leader Ue sul Recovery Fund e il bilancio per il 2021-2027.

“Bisogna trovare dei buon compromessi nelle prossime ore e credo che sia ancora possibile, ma questi compromessi non si possono fare a spese dell’ambizione europea”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron entrando al palazzo del Consiglio europeo nella terza giornata del summit Ue. In un tweet Macron aggiunge: Collaboriamo con la cancelliera Merkel per un piano di ripresa senza precedenti, a livello della crisi che stiamo attraversando, all’altezza delle sfide per l’occupazione, il clima, la nostra sovranità e i valori dell’Europa”.

L’AGGIORNAMENTO DI CONTE DA BRUXELLES

“Non vi è stata alcuna svolta” ma “siamo avviati nella giusta direzione e questa è la cosa più importante”. Così il cancelliere austriaco Sebastian Kurz a margine del vertice Ue sul Recovery Fund e il bilancio. “Come ci aspettavamo, è una battaglia dura”, ha detto Kurz, sottolineando che ci sono ancora “molte cose” da discutere, tra cui “il volume totale” del Recovery Fund, “in particolare per le sovvenzioni, come garantire che i soldi siano usati bene” per “le riforme” e il rispetto dello “stato di diritto” per l’allocazione degli aiuti.

La Svezia, a nome di tutti e quattro i Paesi frugali (Olanda, Austria e Danimarca), al vertice Ue, ha presentato una posizione in cui chiede di non andare oltre i 150 miliardi di sussidi come dotazione massima per il Recovery Fund. Si apprende da fonti diplomatiche europee.

L’ambizioso piano dell’Italia di portare a casa il Next Generation Eu così come proposto dalla von der Leyen, con tanto di recovery fund formato maxi, si scontra con la dura realtà ipotizzata nelle scorse settimane. L’Olanda, che guida i Paesi frugali, non retrocede e di fatto chiede due cose: meno soldi e più controlli. Magari anche alla luce di una certa sfiducia nei confronti dell’Italia. Nuova fumata nera al Consiglio europeo Morale della favola, anche la seconda giornata di lavori del Consiglio europeo si conclude con una fumata nera che inizia a preoccupare. Soprattutto perché in molti non vedono neanche le condizioni per arrivare ad un’intesa entro la fine di luglio, termine ultimo indicato dall’Italia e dalla Commissione europea per arrivare a un accordo che possa essere effettivamente utile. A questo punto meglio fare gli straordinari a Bruxelles, continuare a trattare di persona fino a quando non uscirà fuori la bozza giusta.

In realtà la seconda proposta di Michel sembrava potesse accontentare tutti, o comunque ammorbidire le posizioni dei più. Prevedeva, tra le altre cose, lo spostamento di cinquanta miliardi dalla voce finanziamenti alla voce prestiti e prevedeva un super freno di emergenza sull’erogazione dei fondi. Due modifiche che non spostano gli equilibri in maniera decisiva. E infatti Italia e Olanda non muovono un passo verso il possibile compromesso che non arriva. Ma c’è di più. i Paesi frugali avrebbero rilanciato mettendo sul piatto un taglio dei sussidi del recovery fund dal valore di 155 miliardi. Inaccettabile per Conte che ha chiesto di non alterare la potenza di fuoco della proposta della Commissione europea.

Il problema di fondo è Conte inizia a temere un compromesso al ribasso che l’Italia non può permettersi e che il suo governo pagherebbe caro. L’Italia è stata colpita duramente dal Covid, è stata in prima linea nella lotta, ha reagito con convinzione e ha speso – bene o male – una quantità ingente di denaro nel tentativo di fronteggiare la crisi economica. Forse la strategia dei soldi a pioggia poteva durare meno o interessare solo determinati settori, ma non è questo il momento di analizzare questi aspetti. Il vero problema è che nel pianificare la ripresa il governo ha dato per scontato il piano di aiuti proposto dalla Commissione europea. I soldi del Recovery fund sembravano già in tasca, e invece il premier ha sottovalutato i rischi, i colpi di scena, gli interessi politici dei singoli Paesi. Se dovesse tornare a Roma con un accordo ridimensionato, Conte finirebbe nel mirino della controffensiva del Centrodestra. A quel punto potrebbero esserci contraccolpi anche sui consensi e possibili malumori nella maggioranza. Anche perché se il next Generation EU dovesse essere rivisto al ribasso il Mes diventerebbe quasi necessario. E a quel punto si aprirebbe lo scontro tra M5s, Pd e Italia Viva.

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