Brand e concept? Adesso basta: “Niente inglese, siamo italiani”

Hanno già firmato in molti. Un maxi gruppo di 25mila persone ha già condiviso il grido d’amore per l’italiano lanciato dalla pubblicitaria Annamaria Testa. E sul portale Change.org c’era scritto: “Grazie per aver firmato e condiviso l’appello #dillo in italiano. Dopo meno di tre giorni dal lancio, abbiamo raggiunto le 25.000 firme». Testa aggiunge con un pizzico d’orgoglio che anche l’Accademia della Crusca, sulla sua pagina Facebook, ha scritto: ‘Cari amici, condividiamo le ragioni della petizione Un intervento per la lingua italiana #dilloinitaliano’”. Alla Crusca ne discuteranno durante il convegno ‘La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi’ che si terrà lunedì e martedì in Accademia, a Firenze. Un appello pacifico e gentile al buonsenso, per limitare l’impiego esagerato di termini inglesi – da meeting (riunione) a brand (marca), da concept (idea, concetto) a location (posto, luogo, sede) – “che hanno corrispondenti italiani efficaci e accettati. Parola di Annamaria Testa, esperta di comunicazione e docente universitaria, ma anche pubblicitaria di quarantennale esperienza, che della lingua italiana ha fatto lo strumento del suo successo e ora si è fatta motore di un diffuso senso di fastidio nei confronti dell’itanglese. 

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