Nuovo forte calo della sterlina all’avvio dei mercati a seguito del voto sulla Brexit. Dopo aver subito un tracollo del 10% venerdì ,toccando in giornata il minimo dal 1985, la valuta britannica perde un ulteriore 2% in partenza arretrando a quota 1,3404 sul dollaro e dell’1,3% a 1,2153 sull’euro. La moneta unica si indebolisce comunque verso il biglietto verde cedendo lo 0,8% a 1,1028. Guadagna terreno invece lo yen a 101,7 (+0,5%). Angela Merkel vuole evitare azioni precipitose per la Brexit, anzi tende a temporeggiare, scrive Die Welt. Parlando dell’intenzione britannica di non affrettare la Brexit, Die Welt scrive che ciò si inserisce perfettamente nella concezione di Merkel, che vuole trarne vantaggio. Sia per l’Euro che per i profughi, la cancelliera ha preso tempo per risolvere i problemi. Con la Brexit, Cameron le regala la possibilità di prendere tempo, e questo sarebbe buono per Berlino. Le soluzioni veloci di Bruxelles non sarebbero nell’interesse della Germania. Il Parlamento di Edimburgo, a sua volta, potrebbe cercare tramite un voto dell’assemblea di bloccare la Brexit. Lo ipotizza la leader scozzese Nicola Sturgeon, senza precisare su quali basi legali questo potrebbe avvenire. Sembrano invece incerti i tempi dell’uscita del Regno Unito. Difficile infatti che Cameron presenti la richiesta già al prossimo summit europeo. Intanto le conseguenze della Brexit si fanno sentire anche nei due partiti storici del Regno Unito. Tra i laburisti il numero uno Jeremy Corbyn ha dimissionato il ministro degli Esteri ombra Hilary Benn dopo le rivelazioni dell’Observer su un possibile ‘golpe’ interno. Una mossa che non è piaciuta al ministro ombra della Salute Heidi Alexander che ha a sua volta rassegnato le dimissioni, invocando un cambio di leadership. E anche altri esponenti labouristi sarebbero pronti a lasciare. La segreteria di Corbyn, intanto, fa sapere che il capo del Labour resta al suo posto perché ‘democraticamente eletto’, mentre proprio domani si tiene il dibattito sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti.La faida fra i Tory, dopo la campagna referendaria, si sposta sul terreno dell’elezione del leader. David Cameron, perso il referendum non intende sobbarcarsi i negoziati per l’attuazione del divorzio da Bruxelles e per la sua successione potrebbe puntare sulla ministra dell’Interno, Theresa May, cercando così di sbarrare la strada all’ex sindaco di Londra Boris Johnson. Fonti del Consiglio Ue fanno sapere infatti di non aspettarsi da Cameron la presentazione per l’attivazione dell’articolo 50, per far uscire il Regno Unico dall’Unione, al prossimo summit. Sia chiaro a tutti che non c’è alcun negoziato senza una notifica formale di avvio delle procedure previste dall’art.50. E’ irrealistico pensare che Cameron notifichi il recesso al prossimo Consiglio Ue, ha spiegato la fonte ai media. Sulla questione dei tempi, la stessa fonte osserva che nell’interesse della Ue e del Regno Unito bisogna avviare questa fase rapidamente, ma contemporaneamente fa notare come il voto abbia provocato una crisi profonda, non solo della leadership conservatrice ma anche nella societa’ britannica, su cui bisogna riflettere. Intanto, secondo un sondaggio del Sun, dopo la Brexit, la maggioranza degli scozzesi è a favore dell’indipendenza dal Regno Unito, mentre supera i tre milioni di firme la petizione per chiedere un altro referendum.