A handout video-grabbed still image from a video made available by UK parliament's parliamentary recording unit showing British opposition party Labour's leader Jeremy Corbyn (C) speaks during a Prime Ministers Questions (PMQs) in London, Britain, 16 January 2019. Britain's Prime Minister May is facing a confidence vote in parliament after she lost the The Meaningful Vote parliamentary vote on the EU withdrawal agreement on 15 January. ANSA/PARLIAMENTARY RECORDING UNIT HANDOUT MANDATORY CREDIT: PARLIAMENTARY RECORDING UNIT HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Brexit e Corbyn: ‘May faccia concessioni o si vada al voto’

 Rischia di essere già in un vicolo cieco la consultazione avviata con le opposizioni da Theresa May – dopo la bocciatura del suo accordo sulla Brexit e lo scampato pericolo sulla mozione di sfiducia di ieri – per cercare una linea comune sul divorzio dall’Ue. La premier Tory ha incontrato ieri sera alcuni leader e oggi una rappresentanza bipartisan di parlamentari affiancata da ministri di primo piano, ma continua a essere snobbata da Jeremy Corbyn, numero uno del Labour, ossia del partito che conta oltre 260 deputati alla Camera dei Comuni contro i poco più di 300 del gruppo conservatore.

Corbyn ha ribadito di essere pronto a incontrare May solo se la premier toglierà preliminarmente dal tavolo ogni ipotesi di no deal, cosa che per ora Downing Street si rifiuta di fare. La mossa è stata criticata da qualche deputato e da Tony Blair, ma ha il sostegno di tutto il vertice laburista che non esclude un nuovo voto di sfiducia contro il governo se May dovesse presentarsi lunedì a mani vuote quando dovrà tornare ai Comuni per indicare le linee d’un qualche piano B sulla Brexit.

Se la premier non accetta un compromesso su una nuova proposta di accordo per una Brexit più soft che includa la permanenza del Regno nell’unione doganale, il Labour – ha detto oggi il leader dell’opposizione – è pronto a presentare una nuova mozione di sfiducia per arrivare a elezioni anticipate, ma anche a valutare l’opzione di “una nuova consultazione pubblica”. Ossia d’un referendum bis.

 

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