epa05125329 British Prime Minister David Cameron ahead of a press conference with Irish Prime Minister Enda Kenny (out of picture) at 10 Downing Street in London, Britain, 25 January 2016. Cameron is hoping to get a deal on EU reform by February to enable a UK in-out vote on whether to stay in the EU later in 2016. EPA/ANDY RAIN / POOL

Brexit e David Cameron

Nel Regno Unito permane la tensione su Brexit, la strategia di uscita di Londra dalla Ue, che è legata all’attuale crisi economica. Sarebbe una ‘ipocrisia oltraggiosa’ un eventuale appello di Barack Obama ai britannici affinché restino nell’Ue,   afferma il sindaco di Londra, Boris Johnson, nella sua consueta rubrica sul Daily Telegraph in cui commenta la notizia, apparsa domenica sull’Independent on Sunday, di una visita del presidente americano nel Regno Unito ad aprile durante la quale ci dovrebbe essere un suo intervento contro la Brexit. Johnson accusa gli Stati Uniti di voler interferire nel dibattito sul futuro del Paese, e di comportarsi in modo ipocrita rispetto alle organizzazioni internazionali: ‘Oggi gli americani si rifiutano di piegarsi a quasi ogni tipo di giurisdizione internazionale, unica tra le nazioni occidentali, gli Stati Uniti non accettano che i loro cittadini siano soggetti al giudizio della Corte penale internazionale dell’Aia’. Intanto il governo britannico lancia un piano di bonus risparmio chiamato ‘Help to Save’ per i lavoratori a basso reddito che così potranno mettere da parte una somma di denaro da usare, ad esempio, in caso di emergenza. L’annuncio è stato fatto dal premier David Cameron, che ha presentato il progetto come un modo per offrire un aumento di stipendio alle persone con redditi bassi. Si tratterebbe di una concessione alle fasce più povere della popolazione mentre il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, si appresta ad introdurre nuovi tagli alla spesa pubblica, per almeno 4 miliardi di sterline, con la manovra finanziaria di oggi. Il piano prevede che i lavoratori risparmino 50 sterline ogni mese e che ricevano un bonus del 50%, per un massimo di 600 sterline, dopo due anni. Questo intervento, come sottolineano i funzionari del governo, è necessario se si considera che circa la metà degli adulti britannici dispone di meno di 500 sterline in risparmi per le eventuali emergenze. Altro intervento in favore delle fasce più povere è l’aumento del salario minimo orario a partire dall’ottobre 2016. Tuttavia tornano a soffiare i venti dell’austerità nel Regno Unito e il cancelliere dello Scacchiere ha, al contempo, minacciato nuovi tagli alla spesa pubblica, lamentando l’incertezza dell’economia globale e prevedendo una riduzione di 50 pence su ogni 100 sterline di spesa pubblica entro il 2020. Secondo i calcoli fatti dal Financial Times, Osborne potrebbe ordinare in futuro tagli fra i 5 e i 10 miliardi di sterline. Si tratta di un intervento reso necessario anche dalla promessa fatta dal ministro del Tesoro che intende arrivare al surplus di bilancio entro il 2020. Ma intanto l’Observer lo accusa in prima pagina di portare avanti una politica di sgravi fiscali che premia i ceti più abbienti e invece penalizza le famiglie povere. Il domenicale critica in particolare la proposta di alzare la soglia in cui scatta l’aliquota al 40% da 42mila a 50mila sterline di reddito entro il 2020.

 

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